“Sento doveroso, in occasione dell’8 marzo, fare alcune osservazioni sullo strettissimo legame tra l’assenza di un’indipendenza economica e condizioni di vita privata insostenibili per via di rapporti morbosi e malati”. Francesca Intermite, presidente di Casaimpresa/Confesercenti, nella giornata dedicata ai diritti della donna, va subito al dunque e mette in evidenza la fondamentale importanza per le donne dell’autonomia che può derivare unicamente dal lavoro, perché possano autodeterminarsi.
“Sono moltissime le donne che accettano l’inaccettabile, perché non hanno alternative. Più il lavoro è precario, maggiore è la discriminazione economica e più duro è il percorso che una donna deve fare per liberarsi dalla violenza domestica, fisica o psicologica che sia. Ragion per cui, è assolutamente centrale per arginare il tristissimo fenomeno dei maltrattamenti, che spesso sfociano in femminicidi, porre le condizioni perché le donne lavorino e, perché no, perché siano a capo di imprese sane e vivaci.
Le donne spesso hanno un titolo di studio ed un background culturale elevato, indispensabili per acquisire le competenze necessarie a portare avanti un’attività imprenditoriale.
Dal V Rapporto sull’imprenditorialità femminile di Unioncamere emerge che il Mezzogiorno è la parte d’Italia in cui si registra la maggiore presenza femminile nel tessuto imprenditoriale: rispetto al 22% della media nazionale, la percentuale al Sud è pari al 23,7%. Di fronte alla crisi pandemica inoltre, le imprese femminili hanno mostrato una maggiore reattività in termini di avvio della transizione digitale: sono per il 14% femminili le imprese che hanno investito in tecnologie digitali contro l’11 % maschile. Registrata al Sud, sempre per quel che riguarda le imprese femminili, una maggiore propensione al cambiamento nella direzione dell’innovazione tecnologica e del green. Questo dimostra una particolare capacità di adattarsi alle situazioni, sviluppando nuove potenzialità e apprendendo nuove competenze.
Nella provincia di Taranto, dati Camera di Commercio, le imprese a esclusiva presenza femminile, al 31 dicembre scorso, sono per lo più nei settori dell’agricoltura (3.165 quelle attive) e del commercio (2.935).
Resilienti, grintose, tenaci, e disposte a mettersi in gioco: questa è l’immagine delle donne e su questo dobbiamo puntare perché siano sempre più le imprenditrici. Sulla base di tutto questo, posso dire di essere orgogliosa di rappresentare una associazione datoriale che ha una importante e caratterizzante partecipazione femminile, ma auspico una sempre maggiore presenza di un capitale dormiente, quello femminile, che potrebbe rappresentare un acceleratore indispensabile per la ripartenza dell’economia del nostro Paese”.
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