È una bomba nascosta, chiusa nel silenzioso dramma delle case e rinserrato nelle spalle di genitori che si sentono soli e abbandonati. E chiedono aiuto.
“Ogni giorno arrivano tantissime telefonate con richieste di intervento, ci dice Carlo Tamburrano, di Ginosa, responsabile per la Puglia della comunità di San Patrignano e referente per il progetto Wefree, di prevenzione delle tossicodipendenze nelle scuole a cui ha aderito attivamente anche il Comune di Ginosa. A chiamare sono soprattutto genitori ma anche uomini e donne che prendono consapevolezza del baratro nel quale sono precipitati e vorrebbero cominciare un percorso di recupero .
L’età del primo approccio ad una sostanza stupefacente si è drasticamente abbassata anche da noi. Si parla di 12-13 anni per la prima prova dei cannabinoidi, per poi passare quasi subito ad altro.
Anche i centri Sert per le tossicodipendenze sul territorio confermano questo dato».
Si assiste ad un doppio fraintendimento, c’è una netta linea di demarcazione nella mentalità distorta di chi si fa di cocaina, rispetto a chi usa eroina.
Per i cocainomani i tossici sono gli altri, quelli che si fanno di roba, quelli che vanno in scimmia, i vecchi e gli sfigati.
Loro no, i cocainomani all’inizio si sentono invincibili, come ha insegnato ad un eroinomane, la prima spada di eroina. Ma poi anche la striscia ti mangia il cervello, non esiste altro, parla solo la sostanza. C’è solo quella merda, dice chi l’ha provata.
La coca non risparmia nessuno. Non c’è età, o barriera sociale che tenga. Psicologi e psichiatri, protetti dall’ anonimato professionale, parlano dello studente universitario ventenne, come dell’imprenditore quarantenne o dell’operaio precario trentenne. A Ginosa non c’è nessuno che non abbia un parente o un amico che c’è passato, magari è ancora infognato nel dramma, non ce la fa, o non vuole ancora uscire. Dal fondo non sempre si può risalire.
Le piazze di spaccio sono molto vicine, bastano pochi chilometri, sulla statale per Bari, c’è sempre una fila di macchine, con clienti ed avventori, pronti ad approvvigionarsi.
Dopo il primo pippotto della domenica, che ti fa sentire onnipotente, che ti aiuta nell’inganno di affrontare meglio il lunedì, di rientrare nei ranghi di una vita che ti sembra insulsa e senza stimoli, si entra in una spirale senza uscita, di cui solo dopo molto tempo, forse riuscirai a prendere coscienza.
Non è un giudizio morale, è solo il grido d’allarme per un’emergenza sociale, per una fragilità chimica ed esistenziale, che anche a Ginosa, fingiamo di non vedere.
Michele Pacciana
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