GINOSA – A poco più di un anno, dagli ultimi lavori di restauro dell’antico organo settecentesco della chiesa Matrice di Ginosa, fortemente voluto dalla confraternita del Santissimo Rosario e Sacramento, frutto tra l’altro della munifica donazione di un imprenditore della sanità privata, scopriamo con grande rammarico, che il magnifico strumento, attribuibile al maestro Rubino, che era tornato ad incantare migliaia di turisti e appassionati, facendo sperare in una rinascita del nostro centro storico e delle nostre bellezze, suscitando l’interesse del conservatorio di Matera, sarebbe già decaduto in un avanzato stato di abbandono. Alcuni dei preziosi tasti, dalle acute sonorità barocche, sarebbero addirittura saltati.
Il nostro, come ci spiegava il Maestro Riccardo Maccarrone, durante un suo indimenticabile concerto nella chiesa Madre, è uno strumento molto raro e delicato, che va continuamente accarezzato, stimolato, suonato e fatto suonare e audire.
Se nessuno lo ama e si occupa più di lui, proprio come fosse una creatura umana, cade in depressione, si rattrappisce su stesso e muore lentamente.
Non vorremmo che fosse proprio quello che sta accadendo. L’organo della chiesa Madre di Ginosa, stava per diventare il simbolo di una identità e di una comunità ritrovata e rinata attorno ad esso; ora rischia di trasformarsi, suo malgrado, nel simulacro triste di un riscatto abortito.
Sarà difficile trovare un altro benefattore. Ma vi prego, non lasciamo morire i nostri simboli. Una parte di noi, morirebbe inevitabilmente con loro. E forse, non ce ne accorgeremmo neanche. Tuttavia, non tutto è perduto: speriamo di essere ancora in tempo. (mip)
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