Un aereo di linea della Ryanair in volo fra Atene e Vilnius è stato costretto a compiere un atterraggio d’emergenza, scortato da caccia militari bielorussi, all’aeroporto della capitale della Bielorussia, Minsk, dove la polizia ha immediatamente arrestato uno dei suoi passeggeri: il giovane oppositore bielorusso Roman Protasevich, ex direttore del canale indipendente Nexta, voce del dissenso al regime di Alexander Lukashenko.
Il giornalista, infatti, che nel recente passato aveva documentato la repressione della polizia bielorussa sui manifestanti d’opposizione, figura nella lista dei ricercati per “terrorismo ed estremismo” del regime.
Da quel che emerge dalle prime ricostruzioni, quel che è accaduto è in effetti senza precedenti e ha tutta l’aria di essere un’operazione in grande stile del KGB, i servizi segreti di Minsk. Protasevich, stando a quanto riporta Nexta, prima di salire a bordo aveva avuto il sospetto di essere seguito. Poi, quando ormai il velivolo era vicino ai confini con la Lituania (ma nello spazio aereo bielorusso), è scattato il parapiglia.
L’aeroporto di Minsk ha infatti dichiarato che l’aereo è atterrato dopo aver lanciato un allarme bomba e che sono stati i piloti stessi a chiedere l’atterraggio. Un caccia MiG-29 delle forze aere bielorusse è stato fatto decollare per scortare a Minsk il volo. Secondo un canale Telegram ritenuto vicino a Lukashenko, il presidente bielorusso “in persona” avrebbe dato l’ordine di far atterrare l’aereo a Minsk.
L’aereo è poi ridecollato per la sua destinazione.
La leader in esilio dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya, ha pronunciato parole di fuoco: “Il regime – ha scritto su Twitter – ha forzato l’atterraggio dell’aereo a Minsk per arrestare il giornalista e attivista Raman Pratasevich. Che ora rischia la pena di morte. L’episodio è stato duramente condannato dai presidenti del Parlamento Ue, David Sassoli, della Commissione Ursula von der Leyen, del Consiglio Charles Michel e dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. E da tutte le principali cancellerie, da Parigi a Berlino, da Londra a Roma. Con il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, che ha espresso “ferma condanna”.
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