Ginosa èe infiorata di qualche sparuta bandiera, a testimoniare quel flebile orgoglio italiano, tanto invocato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
A nostra memoria non abbiamo più testimoni oculari che possano ricostruire con dovizia di particolari, quel fatidico giorno del 2 Giugno 1946, in cui anche a Ginosa si votó per il referendum Monarchia-Repubblica. Ma i dati dell’archivio storico del Comune, come ci conferma anche Franco d’Attoma, esperto di storia e di politica locale, autore di un importante saggio sulla vita amministrativa di Ginosa, risulta in maniera inequivocabile la vittoria della Monarchia sulla Repubblica. Come apprendiamo da una integrazione pervenutaci dal dottor Paolo Costantino, che da anni vive ed opera in Toscana, ma è rimasto legatissimo a Ginosa e alla sua storia, i dati definitivi furono i seguenti: Repubblica, voti 3030, Monarchia voti 3661.
Tutto il Sud votó per lasciare i Savoia sul trono, tranne alcune eccezioni.
A far pendere l’ago della bilancia, verso una vittoria del re nel Meridione, fu la chiamata al voto delle masse contadine, da sempre più legate all’istituzione monarchica. Il coinvolgimento delle donne non cambiò il risultato.
Ma il voto fu trasversale anche Ginosa.
La mia bisnonna Chiara Schinaia, classe 1887, figlia di benestanti mercanti di pesce, originaria di Castellaneta, vera matriarca buona della famiglia, che aveva parito la fame di due guerre e di diverse pestilenze e terremoti, si alzava al mattino, sempre, con un motto: «Oggi, sono talmente stanca, da non avere neanche il fiaro per gridare “Viva il re!” “Viva il re!” Questo era un atteggiamento molto comune nei nostri paesi arroccati sulla Murgia.
Oggi, a 75 anni di distanza, c’è ancora chi mette in dubbio il risultato del referendum. La storia non si fa con i “Se” ed in ogni caso la scelta della Repubblica, fu di gran lunga quella migliore.
L’aveva capito anche Il re di Maggio, Umberto II di Savoia, forse il migliore di una dinastia miserrima e imbelle, di cui si portava addosso tutte le nefandezze e le colpe, non certamente sue, che dopo una lunga notte di discussioni con il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, scelse mestamente, con consapevolezza stoica e storica, la via dell’esilio, a suo dire per evitare una guerra civile.
Anche a Ginosa, piccola e grande Storia si mescolano e continuano a rincorrersi nei ricordi e nei volti.
Michele Pacciana
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