Almeno 72 persone sono morte e ottocento sono state fermate dalla polizia negli scontri violenti che hanno coinvolto parti del sud Africa a cominciare da giovedì scorso, qualche ora dopo che l’ex presidente Jacob Zuma si è consegnato alla polizia ed è stato arrestato. 27 morti sono state avvenute nella provincia di KwaZulu-Natal e 45 nella provincia di Gauteng. Oltre alle persone schiacciate, la polizia sta indagando sulle morti causate da esplosioni quando le persone hanno cercato di irrompere negli sportelli bancomat, nonché su altri decessi causati da sparatorie.
Durante il fine settimana diverse strade, le arterie economiche del Paese, sono state bloccate e i negozi presi d’assalto e incendiati. L’esercito è stato inviato per aiutare i poliziotti che facevano fatica a controllare i disordini. Secondo il presidente Cyril Ramaphosa si tratta dei disordini peggiori in sud Africa dagli anni novanta, prima della fine dell’apartheid.
Zuma è stato incriminato per oltraggio alla corte lo scorso mese per non essersi presentato a un’inchiesta aperta su episodi di corruzione durante la sua presidenza. Il politico, che ha 79 anni e nega qualunque responsabilità per i crimini dei quali è accusato, ha ricevuto una sentenza di 15 mesi di prigione e spera che la condanna venga annullata o che la corte costituzionale del Paese riduca il numero di anni anche se, secondo gli esperti legali, è improbabile che questo succeda.
Anche se il fattore scatenante della rivolta è stato l’arresto dell’ex presidente e i suoi sostenitori hanno bloccato le strade principali del Paese, chiedendo il suo rilascio, la difficile situazione economica del sud Africa, con la disoccupazione che raggiunge il 46,3% fra i più giovani e il 32,6% tra il resto della popolazione sono state cause importanti dei disordini.
Tra le regioni più colpite dalla violenza vi è proprio quella di KwaZulu-Natal, dove Zuma ha costruito il suo potere politico, e la provincia di Gauteng, molto importante dal punto di vista economico. Molti sudafricani sono convinti che il successore di Zuma, Cyril Ramaphosa, non sia stato una guida abbastanza decisa, in grado di calmare la rabbia scatenata dall’arresto dell’ex presidente o di rassicurare i sudafricani che tutto andrà per il meglio.
Secondo la Bbc Cyril Ramaphosa non ha messo sufficienti truppe sulle strade per controllare i disordini, mandando solo 2500 soldati, invece dei 70.000 che ha inviato per rafforzare un lockdown per controllare il virus lo scorso anno.
Molti cittadini, nelle zone coinvolte dai disordini, si sono barricati in casa o hanno formato “squadre di difesa” per proteggere i loro vicini e negozi e supermercati.
La rivolta è la sfida alla sicurezza del Paese più importante che Mr Ramaphosa si è trovato ad affrontare, da quando è diventato presidente nel 2019, ed è destinata a peggiorare la crisi economica già aggravata dalla pandemia. Molti supermercati, farmacie e altri negozi sono stati distrutti.Il ministro responsabile per la polizia, Bheki Cele, ha detto ai giornalisti che, se i saccheggi continueranno, esiste il rischio che intere aree del Paese rimangano senza generi alimentari di base. Tuttavia il ministro della difesa Nosiviwe Mapisa-Nqakula ha confermato che non esiste ancora la necessità di dichiarare lo stato d’emergenza.(Avvenire)
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