L’intero paese di Laterza, tutti ed ognuno, si stringono attorno alla famiglia Sannelli, nel tener viva la forza e l’energia che Francesco trasmetteva e continua a trasmettere a tutti. Affidiamo ad una lettera degli amici, i sentimenti individuali e collettivi di un’intera comunità.
Francesco era un mare di virtù.
E la prima è che Francesco è ALLEGRIA. Non solo perchè non ha lasciato un dispiacere a nessuna persona che abita questa terra. Perchè quello possono farlo tutti. Francesco non si limitava a questo, Francesco come tutti i supereroi aveva un superpotere: quello di fare diventare le cose tristi cose di cui si poteva ridere, e di gusto, insieme. E già solo per questo Francesco non morirà mai, perchè ci ha lasciato una enciclopedia di ricordi che, appena affioreranno alla mente, ci daranno modo di essere allegri. E già solo per questo Francesco non morirà mai.
Francesco era anche un EROE, lo era proprio perchè era l’insieme perfetto della forza e fragilità, che incontrandosi creavano una meraviglia. Era un anima fiera, coraggiosa, indomita e gentile che era limitata da un corpo fragile.
Francesco è il più grande degli esempi. Lo era perchè, di fronte ad un colpo basso della sorte, lui si rialzava. E quando la sorte picchiava più forte, lui si rialzava e diceva: “mi hai fatto male, ma sono ancora qui”. Ed è così che alla fine Francesco, che è un eroe, ha vinto anche la battaglia con la sorte, e sembra avere involontariamente scritto una fine che sembra una canzone di Eddie Vedder. Se ne è andato al suo ritorno al mare, dopo due anni, nell’acqua che era il suo elemento, dove era il più agile dei pesciolini. Lo ha fatto immerso nell’abbraccio della spiaggia, non solo, come temeva, ma in mezzo al mondo. Ha vinto lui.
Francesco era anche un MERAVIGLIOSO CAPACCHIONE. Due mesi fa aveva fatto domanda all’ESA per andare nello spazio, visto che c’era il bando per astronauti diversamente abili. Non poteva andarci con i mezzi ordinari, ma ha trovato il modo di raggiungere le stelle comunque. E che Francesco avesse una vocazione stellare, e non terrena, lo sapeva anche l’astonauta Luca Parmitano, che lo ha salutato così: “Francesco, so che sognavi il volo spaziale: una destinazione che presenta moltissime incognite, ma molte meno del viaggio che hai intrapreso. Sapendo che siamo fatti di materiale stellare, mi piace immaginare che è lì che torneremo: che il viaggio ti sia lieve”. Luca.
Ed è così che Francesco, che non è terreno ma stellare, non muore, ma viaggia nell’universo in mezzo alle stelle, spira nel vento che attraversa i luoghi più belli che avrebbe voluto visitare, risuona nei concerti dove era felice, ci accompagna in ogni progetto che affronteremo con passione e determinazione. Perchè Francesco non muore, ma vive, sempre, sempre e per sempre.
Francesco era anche un punto di riferimento per tutti i colleghi di E Geos, che dividevano i sogni e gli obiettivi. Ecco la loro testimonianza.
Fra,e così dobbiamo salutarci. Questa volta non per il week end o per le ferie (che poi alla fine, lo sai, ci si sentiva lo stesso, i problemi non mancavano mai…) ma per qualche anno in più. E, si sa, lassù il telefono non prende e neanche Skype aiuta. Così dovremo fare a meno, almeno per un po’, delle tue battute, spiazzanti, che voltavano la giornata da faticosa in allegra, che rendevano il lavoro piacevole e trasformavano i colleghi in una famiglia. Dovremo rinunciare alle chiamate la sera con i dubbi amletici, ai progetti impossibili, che con la tua tenacia rischiavano persino di realizzarsi. E dovremo rinunciare anche alle ore al telefono nei momenti di sconforto, quelli che prendono tutti, che hanno preso anche te in questi mesi così particolari per tutti noi. E se il covid da un lato ci ha tenuti distanti, dall’altro ha creato un tunnel fra le nostre case, trasformando un’amicizia personale in familiare. Ci sentivamo anche noi lì con te, con tua madre che ci offriva virtualmente il caffè.A tutto questo dovremo rinunciare perché purtroppo questo tipo di rapporto non può esserci più.Ma c’è qualcosa che di sicuro non ci abbandonerà mai. Il ricordo di ogni momento passato insieme, fra le mura di un ufficio o quelle di una macelleria, nel lavoro più intenso e nelle pause caffè più rilassanti.Quello che mai ci lascerà è il tuo carattere, la riservatezza di papà Orazio e la tenacia di mamma Chiara, che hanno fatto di tutto affinché tu potessi realizzare ciò che desideravi, pur con tutte le difficoltà che hai dovuto affrontare.. Per questo possiamo solo dirti grazie: tu hai dato a noi la forza per superare gli ostacoli della vita e soprattutto ci hai donato l’esempio di come si possa affrontare tutto con il sorriso sulle labbra; sì, forse nascosto da un po’ di barba, ma pur sempre radioso, intelligente, ironico.Quello che di te non potremo mai scordare è la passione in ogni cosa che facevi, forse il vero segreto del gusto della vita: saper gioire per ogni vittoria e trasformare le sconfitte in uno stimolo per migliorarsi. Tutto per te era una scoperta, inondavi i gruppi whatsapp con le novità dell’ingegneria aerospaziale. Guardando la foto del tuo profilo anche noi abbiamo sognato di poter bere una birra ghiacciata, seduti sulla Luna ad ammirare il Mondo da un’altra prospettiva, come eri solito fare tu.E ancora da te impariamo l’altruismo: in te la sofferenza non ha scoperchiato invidie o cattiveria ma energia spesa ad aiutare chi era in difficoltà.E la cosa che ti fa più onore è che lo facevi senza “suonare le trombe”, ma nel segreto. E, di sicuro, “il Signore, che legge nel segreto, ti ricompenserà”.Oggi ci siamo tutti, accanto a te, alla tua famiglia, che era sempre al centro dei tuoi pensieri. Siamo affianco a te per l’ultimo viaggio. Questa volta, Fra, non è un concerto, non è una partita, non è una vacanza. E’ molto più di tutto questo. E’ il primo viaggio che fai tutto da solo, perché è l’inizio di una nuova vita; una vita libera dalla sofferenza, libera dai pensieri, dove i sogni, i desideri e la realtà sono un tutt’uno.E anche stavolta, quando ci incontreremo, ci racconterai com’è andata, di sicuro strappandoci ancora una volta un sorriso.
Giuseppe Fortuna e Paolo Berardone
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