GINOSA – Il contatore del contagio corre impietoso. Sono 42 milioni i casi di positività nel mondo. Più di un milione di vittime. Il Paese più colpito rimangono gli Stati Uniti d’America che contano 252 mila morti.
L’Italia arranca con numeri che sembrano molto più bassi, ma sono comunque giornalmente drammatici e preoccupanti.
E da noi?
Il virus è molto vicino. Ieri a Laterza i contagi ufficiali erano più di 70, 40 a Ginosa.
È domenica. Uno spicchio di cielo, spinge sul vetro ad irradiare la stanza, qualche nuvola rimane fuori. Il sole è quasi invadente. La seconda ondata della pandemia ci soffoca a intermittenza una cupa cappa di incertezza, ci sentiamo oppressi e impotenti. Improvvisamente il covid ha il volto di visi amici, ha nomi che conosci. Torna una paura indistinta. Alcuni dipendenti dell’ufficio postale di Ginosa sono in quarantena fiduciaria e ancora non si sa quando faranno il tampone. Vorresti correre incontro a chi ti sta a cuore ma non puoi farlo.
Ti affidi al telefono o alle videochiamate, di WhatsApp, o del computer, ma senti che non basta. Ecco il vuoto che il virus ci ha scavato dentro: non ti va di uscire, non è solo pigrizia, non è solo paura. Forse non vuoi andare in piazza, non vuoi camminare perché sai di non poter più incontrare un’idea di futuro.
Allora è proprio adesso che ci dobbiamo alzare. Dobbiamo trovare un pensiero positivo a cui poterci aggrappare, fosse anche un giornale da andare a comprare, o il caffè da prendere o da offrire, la messa a cui partecipare. La vita da continuare. Questo soltanto possiamo fare. Non arrenderci e sperare, indossare la mascherina e guardare il sole. Che nonostante tutto, nell’ansia del nuovo decreto, con cinema teatrie e palestre che chiudono, oltre le nuvole, oltre la rabbia sorda e violenta, invita anche oggi, a non mollare.
Michele Pacciana
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