NOTA STAMPA
Nell’architettura del PNRR la Missione 5 – Inclusione e Coesione – sembra avere il compito di farsi carico di
tutto ciò che non solo è trascurato nelle altre missioni, ma potrebbe persino essere peggiorato dalla loro
implementazione se non si fa attenzione alle conseguenze sociali, e sulle diseguaglianze sociali delle decisioni
che si prendono. Ma proprio per questo appare più un insieme eterogeneo di iniziative più o meno
frammentate che non un programma organico (e verificabile). I tre sotto-ambiti in cui è articolata – politiche
del lavoro; infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore; interventi speciali per la coesione
territoriale – sono, non solo fortemente eterogenei, ma anche sviluppati con un diverso grado di
articolazione.
Il primo punto è quello cui è dedicato più spazio in termini di identificazione degli obiettivi e delle dimensioni
da coinvolgere: politiche attive del lavoro innanzitutto tramite attività di qualificazione e riqualificazione (il
cosiddetto programma GOL, “Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori”), da rivolgere anche ai beneficiari del
Reddito di Cittadinanza “occupabili”, ma anche tramite azioni mirate ai giovani, specie se in condizione di
svantaggio, in particolare il rafforzamento dell’apprendistato duale e del servizio civile universale. Andrà
verificato in che misura le decisioni organizzative (ad esempio relativamente al personale da assumere nei
centri per l’impiego, o al rapporto stato-regioni) consentiranno di realizzare un piano sulla carta molto
ambizioso.
Quanto agli interventi per la coesione territoriale, che in linea di principio si aggiungono a quelli già previsti
nelle altre missioni, vengono elencate azioni già in essere da tempo, almeno sulla carta, senza che ci sia una
valutazione critica del loro scarso successo e dei vincoli che talvolta si frappongono alla loro stessa attuazione,
o già presenti in altre parti del PNRR (ad esempio il contrasto alla dispersione scolastica). Non si nota uno
sguardo particolarmente innovativo su una questione di cruciale importanza per la tenuta della democrazia.
L’architettura e il contenuto di questa missione – nonostante l’opportunità e positività di molte delle azioni
previste – evidenziano bene, a mio parere, l’insufficiente messa a fuoco delle infrastrutture sociali come
altrettanto essenziali, per il benessere e lo sviluppo, delle infrastrutture economiche e tecnologiche e il modo
limitativo con cui sono concepite. Colpisce infine, in una missione intitolata all’inclusione sociale, che non vi
sia menzione delle politiche migratorie né di quelle dedicate all’integrazione/inclusione dei migranti.
Massimo De Luca
Coordinatore
Con Ginosa e Marina di Ginosa
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