Cominciamo oggi una rubrica dedicata a voi.
Uno studente ginosino giovane e brillante, scrive al Presidente del Consiglio.
Conte, prenda in mano la situazione!
Trentamila infetti e trecento morti in un giorno. Ognuno la pensi come crede, ma non è questo il momento di fare i colpi di testa. Quando la casa brucia, l’imperativo e spegnere le fiamme, verrà poi il tempo di discutere e accapigliarsi sull’origine dell’incendio. Voglio dire che – ci piaccia o no – questo è il momento di ubbidire a ciò che viene e verrà deciso dal governo e dai governatori, non è con il caos che si può pensare di fermare il virus e fare ripartire l’economia.
Siamo sempre stati in prima linea a criticare chi siede, evidentemente senza merito altrimenti non saremmo in questa situazione, nella cabina di regia nazionale dell’emergenza e ci siamo inutilmente sgolati a chiedere una loro sostituzione. Ma bisogna essere pragmatici, questo è quello che passa il convento, oggi non ci sono alternative a portata di mano e solo una moral suasion del presidente della Repubblica potrebbe convincere Conte a prendere atto del suo fallimento e passare la mano per esplorare nuove e più efficaci strategie.
Ma fino a che ciò non avverrà, e dubito che avverrà, Conte è il comandante e decide. Che pezzi di Italia si debbano preparare a chiudere è una certezza, a ore sapremo chi e quando. A ore perché l’indecisione di Conte e le divisioni della maggioranza continuano e fanno sì che la decisione venga rinviata di giorno in giorno, come se, evitare l’annuncio di brutta notizia, fosse la soluzione e non invece la causa dei problemi e del malessere che serpeggia nel Paese.
Egregio presidente Conte, mi riservo il diritto di criticarla e contrastarla politicamente, ma per quel poco che vale io le ubbidirò qualsiasi cosa lei decida. Ma la prego decida, abbiamo bisogno di certezze, di una prospettiva sia pure a breve di cosa accadrà nelle nostre vite private e lavorative. L’incertezza è il peggiore dei nemici, crea ansia e lascia spazio a chi vuole destabilizzare le nostre città. Lei non ha a che fare con stupidi né con bambini, lei se vuole essere il comandante deve comandare, ma non “salvo intese” come ha fatto fino ad ora. Se ha paura delle conseguenze, se tentenna anche solo un giorno in più, vuol dire che lei non è adeguato a ricoprire quella carica. Abbiamo bisogno di un vaccino, certo, ma anche di un leader cui affidare il nostro destino. Se lei pensa di esserlo batta un colpo ora o si ritiri.
Daniele Schito
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