Il tappeto rosso che ricopre diversi ettari di terreno è situato non distante dalla località Panevino e dal santuario della Madonna di Anglona di Tursi. Gli echi di Pandosia, antica città della Magna Grecia, che era al centro di importanti traffici commerciali riaffiorano. Oggi la regina incontrastata è la fragola ma i frutti di quel campo, di qui a pochi giorni, potrebbero non essere raccolti per mancanza di manodopera e per le basse remunerazioni del prodotto sul mercato.
L’«oro rosso», circa 1000 ettari lungo la fascia ionica lucana con l’85 per cento di produzione della varietà Candonga ed il 15 per cento di altre varietà, rischia di brillare meno. Questo vale per gran parte delle aziende della fragolicoltura, in gran parte di dimensioni medio-piccole. Il bizzarro andamento climatico, con temperature di colpo elevate, ha fatto il resto.
«Nei giorni scorsi – dichiara Vincenzo Padula, 55 anni – produttore del posto – abbiamo registrato temperature record di 30 gradi. C’è necessità di raccogliere il prodotto maturo ma la manodopera scarseggia». Servono braccia per il raccolto ma c’è da fare i conti con i visti di soggiorno riservati ai lavoratori stagionali migranti. «L’iter burocratico è farraginoso. Con la guerra in Ucraina, inoltre, gli ingressi verso il nostro Paese si sono ridotti. Molti lavoratori hanno optato per la Germania e la Spagna. Noi possiamo contare su cittadini albanesi, romeni e bulgari».
E gli italiani? «In molti preferiscono percepire il reddito di cittadinanza piuttosto che dedicarsi al lavoro nei campi. Al momento la nostra azienda impiega una cinquantina di braccianti. Ne servirebbero almeno il doppio». I margini di guadagno sono ridotti all’osso. «Un operaio a tariffa costa mediamente 42-43 euro per 6 ore e 40 di lavoro. A questa indennità vanno aggiunti i costi di trasporto, di imballaggio e packaging. Queste ultime due voci incidono per circa 40 centesimi al chilo e se va bene si riesce a piazzare un chilo di Candonga a 2 euro». Vale ancora la pena di raccogliere il prodotto a queste condizioni? «La speranza è che il mercato possa sbloccarsi di qui a una settimana e che qualcosa cambi. Posso dirle, però, che molti produttori hanno già deciso di rinunciare a raccogliere il prodotto».
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