Morte per conseguenza di altro reato. È l’accusa mossa dal sostituto procuratore della Repubblica Antonio Natale nei confronti di Orazio Russo, 25enne di Massafra e convivente di Martina Zecchino, la 23enne ritrovata morta in una grotta della gravina massafrese alcuni giorni fa. È quanto emerge dall’avviso di garanzia notificato nelle scorse ore dalla procura ionica e con il quale il pm Natale ha disposto l’autopsia sul corpo della ragazza: l’esame autoptico è necessario per determinare con chiarezza le cause del decesso. Fin dal primo momento, infatti, i carabinieri avevano ipotizzato che la morte potesse essere la conseguenza di un’overdose di stupefacenti: ora toccherà al medico legale Marcello Chironi ha dover ufficializzare la tesi degli inquirenti secondo la quale la ragazza è deceduta in seguito a un mix letale di cocaina e metadone.
Secondo quanto appreso dalla Gazzetta, sarebbe stato proprio Russo a dare l’allarme poco dopo la tragedia: dal telefono della madre, il 25enne avrebbe infatti chiamato prima il 118 e poi i carabinieri che da quale momento lo hanno interrogato due volte per ricostruire gli ultimi momenti di vita della ragazza e valutare le eventuali responsabilità penali di chi si trovava con lei. Nel primo interrogatorio, come persone informata sui fatti, avrebbe raccontato che si trovavano in quella grotta da tre giorni insieme a una terza persona con la quale avrebbero dovuto condividere stupefacenti. Secondo il suo racconto però, quando Martina ha iniziato a fumare la droga ha impedito agli altri due di servirsene decidendo di fumare lo stupefacente da sola. Non solo. Subito dopo avrebbe iniziato a pretenderne altra dal suo convivente che, stando alla sua versione dei fatti, avrebbe però spiegato di non aver il denaro necessario per acquistarne altra. Quella risposta avrebbe mandato in escandescenza la ragazza che avrebbe raccolto una sirnga da terra per bucarsi: si sarebbe procurata una piccola ferita che Russo avrebbe medicato dopo averla calmata.
La reazione avrebbe inoltre spaventato la terza persona che si trovava con loro al punto da spingerlo ad allontanarsi. Ma secondo il racconto di Russo ai militari dell’Arma, Martina avrebbe approfittato del buio della notte per placare il suo bisogno di sostanze: quando il suo convivente si è addormentato, si sarebbe appropriata del metadone che Russo aveva nel su giubbotto e lo avrebbe iniettato nel suo corpo con un’altra siringa trovata sul posto.
Quel mix, probabilmente, le è stato fatale. Quando al mattino Russo si svegliato, ha trovato la ragazza immobile e fredda. È scappato spaventato e ha raggiunto la casa dei suoi genitori da dove ha chiamato più volte il 118 e poi i carabinieri. Il primo racconto del 25enne, quindi, ha svelato il suo ruolo nella vicenda ed è stato pertanto necessario ascoltarlo nuovamente alla presenza di un difensore: accompagnato dall’avvocato Domenico Bavaro, Russo ha nuovamente risposto alle domande degli investigatori confermando sostanzialmente il suo racconto e chiarendo una serie di punti sui quali i militari nutrivano dubbi. Intanto ieri mattina il pm Antonio Natale ha conferito l’incarico al dottor Chironi che dovrà eseguire l’autopsia e fornire risposte ai familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Fabrizio Luigi Izzinosa.
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