Gli eventi che dal 2020 ad oggi ci sono stati proposti con grande forza dagli organi d’informazione sono stati, nell’ordine, il covid, l’Afghanistan, l’Ucraina, l’arresto di Matteo Messina Denaro e – da ultimo- le vicende del detenuto Alfredo Cospito. Per questo caso, in tempi brevissimi, abbiamo assistito ad una accelerazione dell’attività informativa a tutti i livelli, tale da oscurare tutti gli altri problemi. Eppure il tentativo di suicidio messo in atto da Cospito non è un fenomeno nuovo nelle carceri italiane. Dati statistici, facilmente acquisibili ci dicono che dal 2000 al 2022 si sono purtroppo verificati 1.308 suicidi, con una media annua di circa 50/60 e un livello record nel 2022, addirittura 84 suicidi, un numero impressionante. Di questi, 49 si sono tolti la vita nei primi sei mesi di detenzione, 21 nei primi tre mesi, 15 nei primi dieci giorni, 9 nelle prime 24 ore. Per il Garante nazionale dei detenuti, la causa che induce al suicidio è l’ingresso nel carcere; non avrebbe influenza su questo drammatico gesto, nè la durata della pena o della carcerazione preventiva, nè le condizioni della pena. Nel 2010, l’attuale Ministro Nordio definì i suicidi all’interno delle carceri una drammatica emergenza, una dolorosa sconfitta per tutti, confermando la necessità di occuparsi da vicino del mondo penitenziario, arrivando alla conclusione che il sistema carcerario era diventato incompatibile con la rieducazione. Considerazioni gravissime che hanno visto transitare nei nostri Governi, Ministri della Giustizia importanti, ma che non hanno ottenuto grandi risultati : Diliberto, Fassino, Castelli, Mastella, Alfano, Severino, Cancellieri, Orlando, Cartabia. Ora, il suicidio non appare un atto d’impeto, ma piuttosto la tragica soluzione di una situazione di depressione e di esasperazione. Quello che meraviglia è che per questo grande dramma, protrattosi per oltre venti anni, non si sia scatenato un sistema mediatico e un’attenzione delle forze politiche che invece in pochi giorni è diventato gigantesco per Cospito. Verrebbe da pensare che 1 valga più di 1.308, ma non può essere questo. Organi d’informazione, trasmissioni televisive e radiofoniche, movimenti di piazza anche internazionali, epici scontri in Parlamento, e non per l’adeguamento di un sistema carcerario che rieduchi i detenuti invece di spingerli al suicidio, il tutto in attesa che Il Festival di Sanremo, che in fondo ci propina solo canzonette, ci faccia dimenticare.
Carlo Martello
Segretario generale Confcooperative Taranto
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