Forse le immagini alla fine diventano, loro malgrado, emblematiche e plastiche di una situazione, quasi iconiche.
Mentre a Palazzo di Città, a Taranto, si discute già, senza molta cognizione e convinzione in verità, del dopo Melucci, dove trapelano i primi nomi in realtà destinati quasi sicuramente a bruciarsi, stanotte vandali non ancora identificati, hanno divelto e gettato in strada, nella centralissima via d’Aquino, interi cassonetti di rifiuti, gettando vasi di piante contro le auto parcheggiate lungo i marciappiedi.
A farne le spese anche la macchina di un sacerdote della chiesa del Carmine.
Si spera che le telecamere di sorveglianza facciano luce sull’episodio esecrabile e ne identifichino gli autori.
Il fatto, che sia isolato o meno, comunque rimane; e appare figlio di una rabbia sorda e incontrollata, che cova e monta, fuoco sotto la cenere; spia virulenta e inconscia di un malessere più irsuto e generalizzato, che si nutre di incertezza. Nell’ombra scura dell’ex Ilva.
Michele Pacciano
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