TARANTO – Rivoluzione nel sistema idrico per l’agricoltura e l’industria di Taranto.
Per l’ex l’Ilva il CIS di Taranto ha deciso di costruire un nuovo dissalatore, le acque dei depuratori Bellavista-Gennarini invece saranno utilizzate per l’agricoltura. Le acque dei bacini Sinni-Tara invece saranno utilizzate completamente a fini potabili.
Finora le pregiate acque del Sinni-Tara venivano utilizzate per le industrie siderurgiche dell’ex Ilva, grandi consumatrici di risorsa idrica, mentre i reflui dei depuratori Gennarini-Bellavista finivano in mare,
L’accordo, che sarà formalizzato con un protocollo d’intesa tra le varie parti, punta a ridisegnare il sistema idrico dell’area jonica.
I reflui dei depuratori saranno affinati e utilizzati dagli agricoltori, un nuovo dissalatore in Mar Grande, in prossimità del complesso ex Ilva fornirà alla fabbrica l’acqua necessaria e i cittadini di Taranto e del Salento potranno contare su una maggiore disponibilità di acqua potabile dal Sinni-Tara.
Ci saranno a disposizione altri mille litri al secondo per uso potabile (acque molto pregiate), 500 litri al secondo per usi agricoli dai depuratori e mille litri al secondo di acque aggiuntivi dal dissalatore.
Dal punto di vista tecnico-economico si otterrebbero inoltre questi vantaggi:
– risparmiare oltre 20 milioni di euro per la costruzione di condotte sottomarine e altri collegamenti (che non avrebbero altre finalità se non quelle di portare le acque reflue all’acciaieria);
– destinare queste risorse per incrementare il bilancio idrico grazie alla realizzazione del dissalatore marino che produrrebbe ulteriori 1.000 lt/sec riducendo notevolmente anche i costi di adduzione verso l’acciaieria;
– ridurre sensibilmente i tempi di realizzazione degli investimenti in quanto la realizzazione del dissalatore è stimata in circa 4 anni (anziché i 10 previsti per la condotta sottomarina);
– compensare parte dei costi gestionali del dissalatore con i minori costi di trattamento e di trasferimento delle acque dai depuratori fino al complesso industriale.
– riduzione dell’impatto ambientale derivante dalla mancata costruzione di una nuova condotta sottomarina.
Infine ci sarà una forte ottimizzazione dei consumi idrici, privilegiando per l’uso potabile le fonti naturali e recuperando e riutilizzando acque reflue in previsione della sempre più pressante criticità idrica dovuta ai fenomeni di inquinamento ed ai cambiamenti climatici in atto.
A seguito dell’approfondimento compiuto dall’Ufficio Risorse idriche della Regione Puglia, insieme ad ASSET (Agenzia strategica regionale per lo sviluppo ecosostenibile del territorio) ed AQP- Acquedotto Pugliese, è stato verificato che per portare fino all’acciaieria le acque dei due depuratori sarebbe necessario adeguare e completare un grosso collettore di collegamento fra i due depuratori (in gran parte costituito da una condotta sottomarina) più un ulteriore condotta, con relativi impianti di sollevamento, per addurre le acque fino all’acciaieria.
Questo intervento, quantificato in circa 23 milioni di euro, è un onere rilevante ed esclusivamente destinato alle esigenze dell’acciaieria. Inoltre per le complessità esecutive e le prescrizioni ambientali sono stati calcolati tempi di esecuzione di circa 10 anni. All’investimento si aggiungerebbero le risorse necessarie a sostenere il potenziamento dei due depuratori pari oltre 52 milioni di euro.
Quindi si è deciso di cambiare strada, prevedendo la costruzione di un dissalatore, il riutilizzo dei reflui dei depuratori e uso potabile delle fonti Sinni-Tara.
Questa soluzione, presentata dai tecnici della Regione Puglia al tavolo CIS, lo scorso 16 novembre, è stata ritenuta unanimemente più vantaggiosa e coerente con gli obiettivi di efficacia e razionalizzazione delle risorse idriche ed economiche.
Quindi la Regione Puglia, con il supporto tecnico di ASSET e di AQP, ed in collaborazione con i tecnici di Arcelor Mittal (che dovrebbero ottimizzare anche il quadro dei fabbisogni idrici prevedendo interventi di recupero e risparmio all’interno dell’acciaieria) ha già avviato uno studio di fattibilità tecnico economico sulla base del quale i vari soggetti dovranno assumere impegni economici e temporali nell’ambito del CIS Taranto.
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