LATERZA Come viene vissuta la didattica a distanza? Quali sono i pro e i contro? La parola agli studenti.
«Ho sempre pensato che la scuola è il luogo più sicuro per noi ragazzi. Ad oggi non posso dire questo sapendo la situazione che stiamo vivendo e affrontando. Alla maggior parte dei ragazzi piace fare la didattica a distanza perché pensano che sia tutto molto più facile, dall’altra parte ci sono ragazzi che la detestano. Io personalmente preferisco la scuola in presenza perché tra un alunno e il docente ci deve essere un feeling, il contatto, gli sguardi e strumenti tecnologici. Il periodo che stiamo vivendo è veramente particolarissimo.
Ci sono però dei vantaggi e svantaggi.
I vantaggi sono come la comodità di non doversi spostare, recuperando il tempo perso nel tragitto scuola casa e viceversa.
Gli svantaggi sono quelli del non dover vedere i compagni di classe. Non c’è più una chiacchiera, un commento, un approfondimento discusso insieme, un momento di chiasso, di allegria o di rabbia condivisa. Ognuno sembra rinchiudersi nel suo mondo. Ma noi ragazzi, non siamo isole nella corrente, Piuttosto ci sentiamo piccole barche, sballottate dal vento e dalle onde. Vorremmo che qualcuno ti indicasse una direzione, ma senza violenza, in modo che alla fine fossimo noi a prendere il timone, per trovare la nostra dimensione, Ma se non siamo insieme, ci sentiamo ancora più soli, senza ancore e boe a cui aggrappare le nostre insicurezze. E questo ci fa ancora più paura, anche se è difficile ammetterlo, soprattutto con noi stessi. Allora, la scuola che odiavamo, ci manca. Com’è il calore del gruppo, che a volte ci stava anche stretto, ma ci proteggeva. Quest’anno ormai terminerà così, senza che insegnanti e studenti abbiamo il modo di rimettere piede a scuola.
E’ stato un anno faticoso per tutti: per gli studenti, per i docenti, per i dirigenti, per le famiglie, per il paese tutto. Tante persone si sono trovate a fronteggiare la malattia in prima persona o hanno visto parenti e amici combattere e talvolta soccombere, tanti altri hanno perso il lavoro. E noi giovani viviamo questa ed altre incertezze, di un’età che ha paura di sbocciare, ma anche forse di ripiegarsi ed appassire, ancor prima di assaporare la vita».
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