C’è una scelta politica di questo Governo, che sta passando sotto relativo silenzio.
Si tratta del progressivo taglio dei fondi destinati ai giornali e più in generale all’editoria.
Indubbiamente il futuro è digitale. Tutti noi giornalisti della carta stampata dovremmo confrontarci con questa realtà. La grande sfida da vincere sarà giocata sui contenuti multimediali. Non ci rende conto, tuttavia, in una visi9one che appare perlomeno miope, che anch’essi fanno parte a pieno titolo del mondo editoriale, come testimonia, qualora ve ne fosse ancora bisogno, la legge 62 del 2002, che assegna fondi pubblici anche alle testate on line e subordina il richiedente, quando voglia accedere agli emolumenti previsti, a registrarsi in tribunale, esattamente come le tv e giornali di carta.
Nonostante gli afflati populisti più o meno diffusi, maldestramente identificati da una parte considerevole del MoVimento 5 stelle, latore di una prima proposta in tal senso, ci si rende conto che il web non basta. Che anche lì, alla lunga, occorre professionalità è competenza. Togliere fondi all’editoria, significa tagliare spazi alla Democrazia. Qualcuno li considera superflui; ma siamo proprio sicuri di volervi rinunciare?
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