La campagna elettorale per le prossime elezioni regionali del 20 e 21 settembre, si infiamma di guizzi, quasi mai di sprazzi, come si trattasse dell’ennesimo rito stanco che si accartoccia su se stesso in attesa della fine.
Se non suonasse retorico sarebbe un po’ triste. Non è solo colpa del covid, la cronica disaffezione alle urne, pur resistendo ancora nel nostro Paese, sta prendendo sempre più piede anche in Italia.
I grandi esclusi dall’orizzonte, sia pure angusto, della nostra arraffazzonata classe politica e duirigente, appaiono proprio gli ultimi, le persone con disabilità, accarezzati e banditi a parole, Ma lasciati sempre più soli e abbandonati nella realtà.
Al di là di questo quadro sconfortante, noi, i disabili, cosa facciamo per farci ascoltare, per essere realmente incisivi e propositivi?
Duole dirlo al e constatarlo, ma noi disabili, specie al Sud, specie nella periferia, il più delle volte, non sappiamo andare oltre rabbia, il mugugno rancoroso e la lamentela sterile.
Dobbiamo dircelo fuori dai denti, noi disabili anche in Puglia, difficilmente riusciamo a fare massa critica.
Il livore e la stanchezza, per una lotta quotidiana, che ogni giorno appare più impari; e che non riguarda i massimi sistemi, ma un gradino che non si può salire, una pedana che non c’è, una porta che non si può aprire, e un futuro che si percepisce sempre più incerto, può anche apparire giustificata. Le famiglie sono stanche, sono sempre più sole. Ma tutto questo non deve abbatterci, ma invece deve spronarci a lottare sempre e ancora di più. A fare rete.
A non richiuderci nel nostro orticello rivendicativo, come sulla ridotta di una frustata battaglia di retroguardia.
In Italia siamo più di 2 milioni. Possibile che non riusciamo a farci sentire?
Gli esempi di disabili impegnati in politica, a parte alcune eccezioni, come il socialista Franco Piro e il missino Carmelo Porcu, non hanno dato buona prova di sé.
In questo, ahimé, siamo stati uguali agli altri.
Se si escludono le grandi associazioni, bisogna dire che anche le aggregazioni delle persone con disabilità non sono spesso andate oltre gli aspetti più puramente rivendicativi , non hanno abbracciato una visione di insieme. Non hanno pungolato a dovere, una recalcitrante classe politica.
Ma, un esempio virtuoso controcorrente, una volta tanto viene dal Sud, da quel territorio tarantino, tanto martoriato, vessato e abbandonato.
Mariapia Vernile, battagliera coordinatrice dei genitori riuniti nell’associazione ” Universo autismo” e agguerrita pungolatrice dell’Istituto superiore di Sanità, sulle tematiche dell’handicap, ha sottoposto un documento organico ai candidati alle elezioni regionali di tutti gli schieramenti, invitandoli a firmarlo e abbassi realmente carico dei problemi che appaiono non più procrastinabili. Primo fra tutti il dramma del dopo di noi, che attanaglia ogni genitore: Che fine farà mio figlio, disabile grave, quando io non ci sono più?
Mariapia Vernile intende dare una svegliata, a tutti coloro che a parole si dicono sensibili. Qualche candidato sta già firmando.
Servirà?
La prova del nove, si avrà solo dopo le elezioni, nel nuovo Consiglio regionale. Intanto Mariapia ha fatto un primo passo, forse solitario, forse velleitario. Ma concreto. Forse tutti dovremmo prendere esempio da questa donna. Che da 32 anni lotta per migliorare la qualità della vita di suo figlio e di tante altre persone con disabilità. Forse tutti dovremmo svegliarci. Anche soprattutto noi disabili. In prima persona. Forse è arrivato il momento. O no?
Cosa aspettiamo ancora? (mip).
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