TARANTO – La tormentata vicenda Ilva a Taranto continua ad alimentare le divisioni. Dopo la firma dell’accordo tra governo e ArcelorMittal si avvia il piano quinquennale per lo sviluppo del polo siderurgico, ma sono ancora forti le contrapposizioni. Gli enti locali (Comune e Regione) suggeriscono scenari alternativi tramite un accordo di programma, mentre il fronte anti-Ilva si divide tra chi chiede la chiusura totale e chi la fermata dell’area a caldo, che in ogni caso – considerando le caratteristiche del ciclo integrale – potrebbe portare alla chiusura della fabbrica.
È fissato per domani, alle 9.30, l’incontro in videoconferenza tra sindacati metalmeccanici, governo (tramite i ministri Patuanelli, Catalfo, Gualtieri e Costa), ArcelorMittal, Invitalia e Ilva in amministrazione straordinaria, che era stato sollecitato dai segretari generali di Fim, Fiom e Uilm per avviare una trattativa di merito su piano industriale, piano ambientale e assetto produttivo e occupazionale della nuova società. Il piano annunciato punta a raggiungere 8 milioni di tonnellate di produzione di acciaio con il progressivo utilizzo di tecnologie green che si affiancheranno a quelle tradizionali e la piena occupazione dei 10.700 dipendenti entro il 2025. L’intesa fissa l’iniziale partecipazione di Invitalia in Am InvestCo, la società controllata da ArcelorMittal che gestisce le acciaierie, al 50%, quota che salirà al 60% nel 2022. Il primo ingresso sarà concluso entro il 31 gennaio 2021 ed è subordinato all’autorizzazione dell’antitrust dell’Unione europea, attesa entro quella data.
L’incontro convocato per domani, osserva il segretario generale della Fim Cisl Roberto Benaglia, «dovrà essere non formale e concreto e aprire la strada ad un negoziato fruttuoso che porti ad un nuovo accordo sindacale innovativo per la tutela dei posti di lavoro e il futuro di tutta la ex-Ilva. Ci aspettiamo dalla presenza dei quattro ministri all’incontro in videoconferenza non solo di poter finalmente conoscere i veri contenuti dell’accordo tra Invitalia e Mittal, ma soprattutto di poter avere la disponibilità di tutti ad affrontare e risolvere i nodi critici che quella intesa non garantisce».
Secondo Benaglia, non è possibile «attendere i pareri dell’Antitrust europeo, che potrebbero richiedere mesi, per trattare un nuovo accordo sindacale che vogliamo realizzare a breve. I lavoratori tutti, soprattutto i cassintegrati, meritano risposte certe. Non accetteremo un’applicazione notarile degli impegni presi tra Stato e multinazionale franco-indiana».
Occorre, insiste il leader della Fim, «ricomprendere nell’accordo il destino per reimpiego certo dei 1.700 lavoratori in Ilva in As che sembrerebbero ignorati dal protocollo del 10 dicembre, così come vanno fornite garanzie di reddito sostenibile per chi sarà in Cig, sapendo che per noi nessun lavoratore potrà stare 5 anni di fila in cassa integrazione».
Da ultimo, la Fim Cisl lancerà la proposta di un comitato di gestione bilaterale formato da rappresentanti dei lavoratori e tecnici aziendali per «seguire e governare» i numerosi interventi produttivi e di investimento sugli impianti.
È stata intanto inviata per la ventisettesima volta (ogni sabato) la lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte firmata chi invoca la chiusura delle fonti inquinanti. L’ultima missiva è stata sottoscritta da 6788 cittadini e 70 Associazioni. «Sappiamo benissimo – sottolineano i portavoce del gruppo Genitori Tarantini – che il premier non risponderà mai a quella lettera, come crediamo che non affronterà più a viso aperto i cittadini e gli operai, a Taranto. Arriveremo ad un numero imprecisato di invii, probabilmente finché non spegneranno l’area a caldo, così come è stata chiusa a Genova e Trieste. Noi non abbiamo paura di mettere nero su bianco le motivazioni che ci spingono a lottare ancora, perché noi abbiamo ragione. E, in ogni caso, non siamo persone che si stancano, se questa è la sua speranza».
La «Green Industry», scrive l’associazione Genitori Tarantini rivolgendosi al presidente del Consiglio, «è solo la falsa promessa di chi ha sposato, fin ora, la sola logica del profitto e della più becera politica. Cosa accadrà tra cinque, dieci o quindici anni? Oltre alla lettera, le abbiamo inviato le foto del cielo di Taranto e gli occhi di una bimba della nostra terra, occhi pieni di speranza e voglia di vivere, presidente. Lei quegli occhi non avrà il coraggio di guardarlri».( Giacomo Rizzo, La Gazzetta del Mezzogiorno).
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