BARI – Il sabato di silenzio, come sempre accade alla vigilia di ogni consultazione elettorale, somiglia al rumore del mare sottotraccia, con piccole onde di bonaccia che si infrangono lentamente a riva e col vento irridente e ansioso portano in alto la sabbia dal fondo.
In questo settembre ancora troppo caldo, la Puglia si rivela il laboratorio politico di futuri equilibri. Tutti lo sanno ma nessuno lo dice. Quello che avverrà qui, influenzerà pesantemente gli equilibri interni ed esterni al Governo. E non solo.
In un momento decisivo e quantomai incerto come questo, Puglia e Toscana, per motivi diversi, ma complementari, diventano la cartina di tornasole, i sorvegliati speciali di un Risiko politico che sopravvive annaspando a se stesso.
La tornata regionale, sembra prendere il sopravvento anche sul referendum e sulle elezioni amministrative, che pure in Puglia interessano molte realtà grandi e piccole del Territorio.
Dubbi si affacciano all’orizzonte, vecchi nodi vengono al pettine e nuovi verdetti si attendono dal risultato di domenica e lunedì.
Risulterà vincente l’operazione tentata da quel che resta dell’esperienza tatarellana in Puglia, cui non è estranea peraltro la stessa famiglia del compianto ministro dell’Armonia, che con la scelta di Fitto, partendo dalla Puglia, sta tentando di proiettare il partito di Fratelli D’Italia e la stessa Giorgia Meloni su posizioni che la portino ad una riva più moderata, da contrapporre alla deriva di Salvini, coprendo uno spazio politico vuoto, che Forza Italia, da sola, non riesce più a colmare?
Riuscirà l’operazione del Centrodestra, di riproporre, per una volta unito dopo 20 anni, Raffaele Fitto alla presidenza? Ce l’ha fatta il candidato presidente del blocco conservatore, a ricostruirsi una credibilità politica, che risultava a torto o a ragione, incrinata dalla sua precedente gestione amministrativa della Regione?
La Puglia ha un elettorato tendenzialmente di Destra. Lo sa bene anche Michele Emiliano, che dopo l’esperienza di Nichi Vendola, che nel bene e nel male, ha dato una nuova idea di Puglia, ha pescato molto tra i moderati. Ma ora si trova a dover fronteggiare il veto dei 5 Stelle e l’ostilità dei renziani, che seppur in Puglia appaiono ben poca cosa, con il candidato di volenteroso disturbo Ivan Scalfarotto, rischiano di consegnare la regione alla Destra.
Quando Luigi Di Maio è venuto ad appoggiare in Puglia la candidata presidente dei 5 Stelle, Antonella Laricchia, anche sui palchi della periferia, come a Ginosa e Mottola, il ministro degli Esteri ostentava la convinzione di un vecchio soldato incanutito anzitempo, che sia stato costretto ad ingoiare una dentiera. È noto a tutti che fino all’ultimo Di Maio ha perorato l’accordo con Emiliano. Ma forse il suicidio politico dei 5 Stelle, che in Puglia aleggia da tempo e che difficilmente loro riusciranno a contenere, anche in nome di un’intima coerenza, è solo rimandato.
Emiliano, dal canto suo, spera nel voto disgiunto, ma non ci conta poi tanto.
Infine il referendum: anche se tutto l’Arco costituzionale si dichiara per il sì, che porterebbe al taglio dei parlamentari, il fronte del No conta su un consenso trasversale, che taglia in due tutti i partiti.
A fare la differenza, come sempre, saranno gli indecisi. Quanto conterà sull’affluenza la paura del covid? Come si voterà? Molti scrutatori e presidenti di seggio hanno rinunciato all’incarico.
Buon voto a tutti. Nonostante tutto. Andate a votare, con la mascherina e sanificando le mani. (mip).
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