Masamichi è rimasto chiuso in casa per quasi 5 anni. Usciva solo una volta alla settimana, per partecipare ad una riunione di comunità organizzata da un’associazione di volontari. “Non vedevo l’ora di tornare a casa, stare fuori mi metteva paura, entravo nel panico. Ora è diverso, in giro c’è meno gente, la città è meno ostile. Mi sento a mio agio”. Masamichi non è l’unico hikikomori ad essere – “temporaneamente”, ci tiene a sottolineare – uscito dalla sua autoimposta condizione di isolamento sociale. Secondo Junko Okamoto, psicologa e autrice un paio di anni fa del best seller Sekai ichi kodoku na Nihon no Ojisan (“Sono i giapponesi gli uomini più soli al mondo”) l’attuale stato di emergenza per il Covid, in un Paese che conta ormai oltre 400mila casi di contagio, sta provocando un curioso avvicendamento: “Nel momento in cui la gente deve stare a casa, chi lo faceva per libera scelta tende a uscirne, per mantenere il suo ruolo di antagonista, di rifiuto delle regole. Perché parliamoci chiaro: la maggior parte degli hikikomori non si sono ritirati dalla società. Ne sono stati in qualche modo e per qualche ragione, allontanati, respinti, espulsi. Nella migliore, anzi peggiore, tradizione del Giappone, che tende a sopprimere, o quanto meno togliere dalla vista, i deboli, gli sconfitti. I diversi”.
Insomma, mentre il mondo si “hikikomorimizza”, suo malgrado, gli hikikomori tornano in società. Il Mainichi, quotidiano sempre molto attento ai fenomeni sociali, ha raccontato di come un gruppo di ex hikikomori abbia aperto addirittura un bar all’aperto – rispettoso degli orari “suggeriti” (in Giappone le misure adottate non sono obbligatorie, la Costituzione vieta di imporre qualsiasi forma di limitazione della libertà personale) – e di alcuni siti che insegnano a liberi professionisti e impiegati come “resistere” chiusi in casa, restando produttivi: ci sono hikimori (a volte improvvisati) che offrono corsi on line per poveri impiegati costretti a lavorare da casa ma con scarsa o nessuna esperienza telematica. Per non parlare di Clione, un DJ hikikomori diventato famoso già da qualche anno per le sue performance on line (precursore della “social dist-dance”, oggi molto popolare) e di Nito Shuji, che dopo dieci anni di rigoroso isolamento ha lanciato sul mercato una serie di videogiochi, come “Pull Stay” (traduzione letterale in inglese del termine hikikomori) che l’hanno reso ricco e famoso. Senza tuttavia farlo ancora uscire di casa, dove continua a passare la maggior parte del suo tempo, assieme alla giovane moglie americana, conosciuta e sposata “on line”.
Già prima del Covid c’era un’altra “pandemia” che aveva colpito, in modo più o meno visibile, molte società industriali. La solitudine. Kodoku, in giapponese. Termine che fino a qualche tempo fa, non aveva sempre e solo l’attuale accezione negativa, visto che in Giappone esiste una lunga tradizione che esalta la dignità personale, la riservatezza, la capacità di risolvere i propri problemi senza pesare non solo sulla società, ma nemmeno sulla propria famiglia, amici e conoscenti.
“Quello di cui ora dobbiamo preoccuparci – avverte la dr.ssa Okamoto – sono le conseguenze che questa progressiva hikomorizzazione della società possono provocare sulla salute fisica e soprattutto mentale della popolazione: anche perché il lockdown, per quanto razionalemnte condiviso è comunque una condizione imposta, non una libera scelta. La gente può anche accettarlo, ma non troppo a lungo.” Secondo la dottoressa Okamoto, la solitudine, non importa se scelta o imposta, aumenta il rischio di cardiopatie del 29% (come fumare 20 sigarette al giorno) e favorisce l’Alzhemeir precoce. Aumenta inoltre il rischio di comorbidità (insorgenza contemporanea di varie patologie) e di pericolosità sociale: chi resta troppo tempo isolato è più propenso a reagire violentemente, se in qualche modo “provocato”. “Nella giusta ricerca dei vaccini e del modo migliore per sconfiggere il virus – spiega la dottoressa – stiamo sottovalutando i danni già provocati e che sempre più verranno provocati dai vari tipi di lockdown”. Il mercato, nel frattempo, prova a tappare i buchi istituzionali. Agli oramai obsoleti, scontati e sempre più pericolosi servizi che offrono escort e sesso a pagamento, si stanno sostituendo quelli più socialmente terapeutici. Family Romance, ad esempio, permette di “ordinare” amici per andare a fare una passeggiata, visitare un museo, venire a piangere ad un funerale o a festeggiare il tuo compleanno, fuori o casa tua. E poi c’è Hikari Azuma, un bellissimo, sinuoso ologramma asessuato che per 25 euro al mese puoi personalizzare fin nei minimi particolari. Puoi parlarci, scambiare messaggi, fare in modo che ti aspetti a casa, che ti saluti quanto arrivi e quanto esci. Grazie ad un serie di video sensori, non solo riconosce la tua faccia, ma capisce anche quando sei di cattivo umore, evitando di peggiorarlo con domande stupide. Finiremo così?(Avvenire)
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