Con la fragile forza di essere uomini e di diventare finalmente adulti, in tempi così difficili, con la pandemia che aumenta vertiginosamente le povertà e le disuguaglianze, con le vittime della sperequazione sociale, che hanno raggiunto i 2 milioni in aumento, essendo soprattutto donne, crediamo che il genere femminile vada onorato in ogni momento, non solo in un anniversario come l’Otto marzo, che rischia di rivelarsi banalmente è tristemente frusto, come un vecchio slogan, se non lo si riempie di attualità e di contenuti. Qui e Ora.
Allora chiediamo a noi uomini, quanti imprenditori maschi avranno il coraggio di assumere personale femminile, al di la della propria avvenenza, o bella presenza, che pure quando c’è non guasta? Basandosi solo sulla competenza di chi hanno di fronte? Quanti a parità di mansione, avranno il senso di equità e di giustizia per pagare una donna quanto un uomo?
Quanti tra noi uomini saranno capaci di denunciare le violenze sul lavoro, perpetrate nei confronti delle donne, quando ne siano spettatori indifferenti o inerti, se non complici? In quanti ammeteremo interamente che una donna ha fatto carriera per i tuoi meriti e non perché abbia invece usato altri mezzi?
Quanti di noi uomini, anche a Ginosa e al Sud, avranno il coraggio di ammettere e di curare, una gelosia, quando questa diventi patogena, comprendendo che il vero amore sta nella libertà dell’altro, anche quando questa si presenti come una sconfitta, o come l’amara constatazione di una perdita?
In quanti uomini, saremo veramente capaci di fare un passo indietro, anche qui, anche a Ginosa e al Sud, prima che sia troppo tardi e prima che l’ennesima tragedia si consumi tra le mura di una casa che sembrava apparentemente tranquilla?
Se e quando riusciremo seriamente e convintamente a dare una risposta a queste domande, forse l’Ottomarzo non avrà più senso. A Ginosa e al Sud. Forse.
Michele Pacciana
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