Nuova aggressione al personale di potenzia penitenziaria nel carcere di Taranto. Questa mattina, secondo quanto riferito da Osapp, Uil, Sinappe e Uspp, un detenuto siciliano appartenente alla criminalità organizzata, per futili motivi ha tirato con violenza due pugni al volto e un calcio a un agente penitenziario, rompendogli gli occhiali e procurandogli lesioni. Sono intervenuti altri poliziotti per riportare la calma e mettere in sicurezza il primo piano dei reparti detentivi. L’agente è stato accompagnato in ospedale ed è stato sottoposto ad accertamenti.
«L’aggressione – commenta il segretario regionale Uspp Vito Messina per conto del cartello sindacale – evidenzia ancora una volta le gravi carenze del sistema penitenziario a Taranto, che si conferma terra di nessuno». Le organizzazioni sindacali denunciano nuovamente «i problemi di sovraffollamento, le criticità per l’apertura di nuovo padiglione senza personale, carenza di organico» e difficoltà di gestione della struttura da parte «di un direttore reggente che non è presente in maniera costante». Messina invita «i vertici dell’Amministrazione nazionale e regionale e tutto il mondo politico a porre in essere correttivi e accorgimenti, purtroppo non più rinviabili per la struttura di Taranto».
De Leonardis, emergenza psichiatrica in carceri Puglia
«Sono deludenti le risposte fornite dall’assessore alla Sanità sul tema dell’emergenza psichiatrica che grava sulle carceri pugliesi», lo sostiene il vicepresidente del Consiglio regionale pugliese, Giannicola De Leonardis, al termine dell’audizione in III commissione. «L’assessore alla Salute – sostiene De Leonardis – ha sostanzialmente elencato le problematiche anziché fornire soluzioni, non aggiungendo nulla di nuovo. Il tema dei detenuti affetti da patologie psichiatriche è troppo serio e pericoloso per ragioni di ordine pubblico: sono persone malate costrette a condividere gli stessi spazi con i detenuti comuni, i problemi di convivenza non possono essere gestiti dagli agenti di polizia penitenziaria i cui organici sono ridotti all’osso e che non hanno le specifiche competenze per prendersene cura». «Non è tollerabile – aggiunge – limitarsi a dire che medici psichiatri o infermieri sono difficili da reperire per svolgere il ruolo di assistenza a questa tipologia di detenuti in specifiche strutture che, peraltro, risultano non funzionanti come nel caso del reparto psichiatrico della casa circondariale di Lecce o esigue come nel caso delle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) di Spinazzola e Carovigno»
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