Il Consiglio Direttivo di Casaimpresa Taranto, nell’incontro svoltosi lo scorso 7 settembre, ha esaminato la situazione relativa al caro bollette, dopo i ripetuti incontri svoltosi nel mese di Agosto (subito dopo la ricezione delle bollette relative al mese di Luglio maggiorate del 300%) da parte delle aziende di pubblico esercizio associate che appaiono quelle più penalizzate nel settore del commercio e del turismo.
Un esempio per tutti, un noto bar di Taranto è passato da € 12.286,57 di maggio, a €17.028,79 nel mese di giugno, a €27.093,15 a luglio, per arrivare ad agosto a €31.987,66 (consumi mensili).
Naturalmente a diversi livelli tutte le imprese associate risultano penalizzate, molte di queste non ammesse neppure alla fruizione dei crediti di imposta previsti dal Governo, seppur insufficienti.
Il momento topico che stiamo attraversando richiede una riflessione approfondita e condivisa, che deve necessariamente lasciare il passo subito dopo ad una decisione convinta che miri a far arrivare a chi di competenza il grido di dolore del comparto e quindi ad ottenere la tutela degli interessi del nostro comparto.
Si parte da una triste consapevolezza. Le previsioni dei prossimi mesi non sono certo rosee: entro la fine del 2022, rischiano di chiudere più del 20% delle aziende che operano nel settore dei pubblici esercizi (nella provincia di Taranto operano circa 3.000 imprese che danno occupazione ad oltre 12.000 addetti; questo a causa dei pesanti aumenti registrati negli ultimi mesi (quasi il 300% nel mese di luglio), fatto che ovviamente intimorisce e porta a guardare con grande timore al futuro prossimo. Naturalmente il problema non riguarda soltanto il settore, ma è trasversale, perché coinvolge, o meglio travolge, tutti i comparti, ed i consumatori, quindi le famiglie. Abbiamo toccato un’inflazione dell’8,4% nel Sud Italia rispetto al Nord; ciò secondo il rapporto Svimez, che denuncia anche una ovvia conseguente perdita del potere di acquisto da parte delle famiglie, visto che, a questa situazione conseguirà anche una serie di licenziamenti nell’immediato futuro. Direi che o si cambia rotta o il nostro paese rischia il naufragio. Siamo pronti a realizzare forti iniziative di mobilitazione fino alla serrata se non ci saranno interventi immediati da parte dei diversi organi di Governo (ma è chiaro che questa non può che essere l’extrema ratio). Stiamo infatti programmando diverse azioni incisive di protesta.
Tante le richieste, tra le altre:
– estensione anche alle Piccole e piccolissime imprese del credito d’imposta per l’energia elettrica (imprese con potenza minore di 16,5 kwh);
– aumento delle percentuali del credito d’imposta almeno fino al doppio (da 15 a 30 e da 25 a 50% per il Gas), prorogando tali interventi almeno fino a fine anno, se non oltre;
– incentivi per investimenti nella diversificazione delle fonti energetiche con un bonus del 110% a favore di chi può rendersi autonomo nella produzione di energia pulita;
– azzeramento degli oneri di sistema e dell’IVA sulle bollette di luce e gas e sui generi di prima necessità, anche per utenze domestiche.
Stiamo valutando inoltre, con il supporto di un legale, la possibilità di promuovere un’azione condivisa contro le modifiche dei contratti da parte dei fornitori di energia, fatte unilateralmente
La complessità del problema che coinvolge drammaticamente tutto il sistema delle imprese a prescindere dai settori o dalla dimensione, ci induce ad avviare un serrato confronto con le altre associazioni di categoria, nonché con le associazioni dei consumatori al fine di coordinare iniziative condivise.
Le imprese sono ormai allo stremo.Il nostro sistema produttivo è riuscito a superare lo shock pandemico, dimostrando grande resilienza, ma nessuna impresa sarà capace di resistere sul mercato dovendo affrontare costi energetici, che le stanno strangolando. Il danno che si sta creando al mondo produttivo è talmente enorme che in assenza di interventi tempestivi sarà impossibile assicurare la continuità delle attività imprenditoriale.
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