Marina di Ginosa – “Family Horses” a Marina di Ginosa diventa fattoria didattica sociale e terapeutica, aperta a disabilità per tutte le età, con servizi educativi, culturali, relazionali, terapeutici, formativi e ludici esclusivi con animali per tutti: è dovuto ai fondatori Francesca Castria e Mimmo Calabrese dell’associazione “Family Horses” che hanno ritenuto necessaria questa trasformazione.
Grazie alla presenza del top model internazionale Fabio Mancini, ospite d’onore, conosciuto come volto storico della Maison di Giorgio Armani e attualmente noto per la sua attività filantropica in tutto il mondo, si celebrerá la relazione tra l’essere umano e il diversamente umano.
L’evento sottolinea i benefici della relazione uomo-animale sulla salute mentale ed emotiva, promuovendo il benessere psicologico, la riduzione dello stress e dell’ansia, e il senso di appartenenza e rispetto reciproco.
Con il supporto medico della responsabile della SSD di Pediatria del Presidio Ospedaliero San Pio di Castellaneta, dott.ssa Iolanda Chinellato, verrà evidenziata l’importanza della interazione con la natura per le patologie croniche in transizione verso l’adulto con diversi approcci terapeutici, come l’ippoterapia, l’onoterapia (con gli asini), la turtle terapia (con le tartarughe), la lagoterapia (con i conigli), e laboratori con pappagalli parlanti.
La presentazione del progetto si terrà presso la Family Horses in contrada San Vito a Marina di Ginosa alle 15:30 di venerdì 19 aprile 2024: interverranno eccellenze politiche e sanitarie.
“Nessuno è sbagliato, ognuno ha un difetto
Chi ha un vero amico
Ti trova perfetto”.
Così è per la scuola dell’Infanzia dell’ IC “Deledda-S.G. Bosco”
In occasione della “Giornata Mondiale delle persone con disabilità”, tra i banchi di scuola, sensibilizziamo i bambini ad entrare in maggiore empatia con gli stati d’animo e le difficoltà quotidiane incontrate da chi ha una disabilità. Attraverso il racconto “mi piaci così”, la scuola dell’infanzia “Deledda S.G.Bosco” ha condiviso e realizzato un percorso di lavoro con attività d’ascolto e drammatizzazione, attività laboratoriale di intersezione, manufatti, giochi interattivi e per ultimo, non per importanza, “il gioco” che è una grande forma di inclusione.
Ieri in occasione della Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità, Anffas Onlus Ginosa è riuscita a scrivere una pagina bellissima.
𝙇𝙖 𝘾𝙤𝙢𝙥𝙖𝙜𝙣𝙞𝙖 𝙙𝙚𝙞 𝘾𝙚𝙡𝙚𝙨𝙩𝙞𝙣𝙞 , una vera e propria 𝘊𝘰𝘮𝘱𝘢𝘨𝘯𝘪𝘢 𝘛𝘦𝘢𝘵𝘳𝘢𝘭𝘦, nata grazie al Progetto “Ricomincio da Tre” finanziato da PugliaCapitaleSociale 3.0 e a seguito di Laboratori Scenografici, di Danza e Teatro, ha portato il suo ultimo spettacolo sul palco di ARACNEA – Centro Culturale ed Artistico,
alla presenza di una platea strapiena, divertita e a tratti commossa.
«Desideriamo ringraziare – dicono gli organizzatori dell’Anffas – tutti coloro che hanno collaborato per il supporto, il pubblico numeroso che ci ha raggiunto, gli instancabili operatori di Anffas Onlus Ginosa, il Comune di Castellaneta, TeatroLab – Restiamo Umani, Marika Tramacere, Anna Carbotti, Pugliasociale Net e tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita dell’evento.
Oggi è stata la giornata internazionale delle persone con disabilità. Quanti siamo in Puglia? Abbiamo una reale contezza della nostra situazione e di quella di chi vive le nostre difficoltà?
Una persona con disabilità è come un foglio di carta assorbente, respira, forse più degli altri, tutte le positività e le negatività che le girano intorno. A volte non ha gli strumenti immunitari e cognitivi per metabolizzarle e storicizzarle in un determinato momento e periodo della sua esistenza.
Quindi traumi e sindromi dell’abbandono, patiti magari nell’infanzia e nella preadolescenza, possono ripresentarsi in età adulta, con un’ incidenza dirompente e devastante.
Il disabile che ne ha facoltà, deve pertanto trovare il coraggio di chiedere aiuto, quando ne ha bisogno, ad ogni livello, senza mai però adagiarsi distendersi, o rattrappirsi su di esso, ma cercando sempre nuovi stimoli per vivere al meglio all’interno e oltre il proprio limite dato. Non rifiutando mai aprioristicamente e pregiudizialmente l’apporto che possa derivargli dal mondo esterno; capovolgendo la propria prospettiva e ponendosi altresì in quella di chi gli sta di fronte, anche con la formulazione di un semplice: «Grazie!».
Quando un neurologo della struttura di riabilitazione dove lavoro, mi disse convintamente, con gli occhi profondi e dolci, che le persone con disabilità gravi e gravissime, fossero degli angeli, accolsi la cosa con un certo fastidio di ripulsa.
Adesso, ad anni di distanza, gli do ragione: anghelos, in greco antico, significa annunciatore, le persone con handicap grave annunciano naturalmente, un gioioso e rabbioso attaccamento alla vita, che supera ogni barriera e si proietta in una lacrima, una bava, o in un sorriso, consegnandolo magari ad un garrulo muto, che ne fa dei catalizzatori e propulsori, di incontaminato amore.
Come uno specchio, rifrangente e catalizzatore, catalizzatore, oltre ogni pietà, la disabilità può farti riscoprire e percepire, in ogni giorno, il vero amore, di una mamma, di un amico, di una donna.
Anch’io conosco la prostrazione e l’impotenza. Convivo da anni, con la sensazione che i problemi ti sovrastino e ti schiaccino, in famiglia e fuori. A volte ti senti un Don Chisciotte, ma forse basta trovare la porta del mulino ed entrarci dentro. Un handicap non si accetta mai, soprattutto per chi lo vive di riflesso.
È inutile, ad esempio spiegare ad un normodotato, che il baricentro di una persona spastica, colpita o nata con una paralisi cerebrale, é inevitabilmente spostato, come sono spenti parte dei suoi neuroni e delle sue sinapsi, che riguardano il movimento, la cognizione, l’orientamento, o anche solo l’equilibrio spaziale.
Questo comporterà una visione distorta sulla piattaforma spazio temporale, che porterà il soggetto in questione a delle pause incongrue nel compimento di movimenti e nel raggiungimento di luoghi, anche interni all’abitazione, con frequenti fermate intermedie.
La persona normodotata, o il caregiver, spesso non è in grado di decodificare questa progressione contingente e ne prova fastidio. Non di rado redarguisce la persona con disabilità o anziana, sperando che questa possa neutralizzare l’errore per una prossima volta.
Questo non avviene per il vulnus neurologico che c’è a monte e che il familiare o la persona curante, difficilmente riuscirà ad accettare.
Sta quindi alla persona disabile, qualora ne abbia le facoltà, di affrontare in silenzio le difficoltà e di placare le ansie altrui, magari opponendo un comportamento silente e operativo alle pulsioni ansiogene di chi gli sta di fronte.
Mai dire ad una persona ansiosa che lo è, mai invitarla a stare calma. L’unica cosa è assecondarla. Non è facile, ma risulta alla lunga, l’unica strategia vincente.
Perché chi vive l’handicap di riflesso è spesso oberato dal senso di impotenza e di frustrazione per non poter aiutare il proprio caro come vorrebbe e questo sovente si trasforma in rabbia incontinente, se non in nevrosi.
Siamo noi, persone con disabilità, a dover aiutare chi ci aiuta, calibrando l’istinto naturale con la ragione e con l’affetto, per spezzare il vortice di una difficile quotidianità. È un processo difficile, ma non impossibile. Ci sto provando anch’io
Nel mezzo della notte, non riuscendo a dormire e dimenandomi nella veglia, smanioso e inerte sulle assi del letto, con occhi vuoti a fissare se il soffitto, dopo essermi assopito, nella carezza di Dio, ho compreso, che per sconfiggere la mia abiezione, che non aveva volto, se non nel dolore fisico, generalizzato e impalpabile, non dovevo arrampicarmi lungo le piaghe grondanti della mia disperazione, avrei dovuto invece, attraversarla, analizzarla ed amarla, fino a ri-assumerla dentro di me.
Solo dalla consapevolezza, come esperienza di lotta e di apertura e di vissuto personale, può venire, la reale acquisizione di diritti, che non è mai irosa pretesa, ma sempre conquista pattuita e partecipata.
Da qualche giorno in Puglia, abbiamo un nuovo garante per le persone con disabilità, non arrocchiamoci nell’accidia di dire, tanto non serve a niente. Cogliamola come una nuova possibilità, poniamogli e ponendoci una domanda precisa: A che punto sono le barriere architettoniche, nel nostro paese, a Ginosa?
Prendiamo il telefonino e documentiamo tutto quello che vediamo, diventiamo operativi, mandiamo tutto il materiale al garante.
Incalzialmolo. aiutiamo gli altri, anche le istituzioni, a riconoscersi persone e ad aiutarci. Diventiamo veramente incisivi. Insieme.
Michele Pacciano
Finalmente si torna a teatro. I soci ANFFAS di Ginosa sono felicissimi di annunciare il ritorno della 𝘾𝙤𝙢𝙥𝙖𝙜𝙣𝙞𝙖 𝙙𝙚𝙞 𝘾𝙚𝙡𝙚𝙨𝙩𝙞𝙣𝙞 sul Palcoscenico:
𝘋𝘰𝘮𝘦𝘯𝘪𝘤𝘢 3 𝘋𝘪𝘤𝘦𝘮𝘣𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘰𝘳𝘦 20:30, andrà in scena una replica straordinaria di
” 𝙐𝙉𝘼 𝙎𝙏𝙍𝘼𝙉𝘼 COMPAGNIA” .
«Dopo il successo del debutto dicono all’anffas , i nostri ragazzi sono pronti a regalarvi nuove emozioni e grandi risate; questa volta però lo faranno su un palco nuovo, quello di ARACNEA – Centro Culturale ed Artistico “Auditorium 7 Febbraio 1985” a Castellaneta, e siamo felicissimi perché questo per noi rappresenta una grande conquista!
Per esserci non dovrete fare altro che prenotare il vostro Biglietto al 388 9304299.
Vi aspettiamo numerosi!
Il tutto è stato possibile con il progetto Ricomincio da Tre – Avviso PugliaCapitaleSociale 3.0
TeatroLab – Restiamo Umani
Marika Tramacere
Patrocinio Comune di Castellaneta.
Giovedì 16 novembre 2023 – Un murale interamente dedicato allo sport paralimpico e alle tre campionesse azzurre Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto, trionfatrici nei 100 metri T63 ai Giochi Paralimpici Estivi di Tokyo 200. E’ stato presentato oggi a Taranto in occasione del Festival della Cultura Paralimpica. L’opera, commissionata dal Comitato Italiano Paralimpico in accordo con il Comune di Taranto, è stata realizzata dall’artista Giulio Gebbia, in arte Rosk, sulla parete esterna di un edificio in via Lago di Monticchio.
Presenti all’evento insieme all’artista, l’atleta azzurra Monica Contrafatto, il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli, l’Assessore allo sport del Comune di Taranto Gianni Azzaro e il Presidente del CIP Puglia Giuseppe Pinto.
“A volte le immagini sono più potenti delle parole. Con il nostro passaggio a Taranto per la quarta edizione del Festival della Cultura Paralimpica abbiamo voluto lanciare un messaggio, ossia che lo sport può rappresentare uno straordinario strumento di integrazione. Questa opera vuole essere una testimonianza del nostro passaggio in questa città che ci ha accolto con calore, interesse e curiosità. Con la speranza che da questo nostro evento possano nascere tante altre iniziative in grado di trasmettere i valori del nostro movimento. Da oggi l’immagine iconica del successo di Ambra, Martina e Monica – straordinarie interpreti del movimento paralimpico e dei suoi valori – entra a far parte anche della vita di questa città”, ha dichiarato il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli.
“Il Comitato Italiano Paralimpico, ma soprattutto il suo presidente Luca Pancalli, sono stati interpreti perfetti della voglia di riscatto della nostra città. Donando questo murales alla comunità hanno idealmente imboccato la strada della rigenerazione urbana che già da diversi anni percorriamo, con il festival Trust e con gli altri murales che hanno messo Taranto al centro del dibattito e dell’interesse sulla street art. Il paralimpismo è paradigma del concetto di resilienza, la stessa sulla quale ha investito la città, immaginando per esempio lo sport come veicolo di buona economia e promozione del territorio, una diversificazione che profuma di futuro e opportunità. Queste tre atlete meravigliose, da oggi, saranno ambasciatrici della voglia di riscatto della città”, ha commentato l’Assessore allo sport del Comune di Taranto Gianni Azzaro.
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