APPELLO AD ANCI ‘NO A DEPOSITO TRA PARCHI NAZIONALE ALTA MURGIA E REGIONALE DELLE GRAVINE’
Coldiretti Puglia e l’associazione ambientalista Terranostra lanciano l’appello all’Anci per scongiurare che il deposito nucleare venga realizzato tra il Parco nazionale dell’Alta Murgia e il Parco regionale delle Gravine, due siti di straordinario valore naturalistico, ambientale e paesaggistico, con evidenti effetti negativi sull’economia e il lavoro. Per questo la Coldiretti regionale e Terranostra Puglia hanno chiesto un incontro urgente al Sindaco della Città Metropolitana di Bari Antonio Decaro, presidente di Anci nazionale e al presidente di ANCI Puglia Domenico Vitto, per tutte le osservazioni nel merito che dovranno essere presentate entro il 6 marzo 2021, entro 60 giorni dalla pubblicazione della carta dei siti potenzialmente idonei che ha individuato l’area di Gravina in Puglia in provincia di Bari, insieme ai comuni di Altamura (in provincia di Bari) e Laterza (in provincia di Taranto) in condivisione con Matera in Basilicata tra i siti potenzialmente idonei.
“Il Parco Terra delle Gravine in cui si trova Laterza è una delle più importanti aree naturalistiche d’Europa, costituita da grandi canyon carsici intorno all’Arco Ionico del Golfo di Taranto. Si tratta di un’area dalla notevole valenza naturalistica e paesaggistica, dove il settore agroalimentare produce formaggi, olio extravergine, vino, grano e il famoso pane di Laterza”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.
“Le aree individuate dal CNAPI si trovano in zone SIC, ZSC e ZPS e proprio nel Parco nazionale dell’Alta Murgia e nel Parco regionale delle Gravine le attività agroalimentari e agrituristiche possono considerarsi – insiste Filippo De Miccolis Angelini, presidente di Terranostra Puglia – tra quelle di maggiore rilevanza economica dell’area distrettuale murgiana che abbraccia la Puglia e la Basilicata con agricoltori eroici che si impegnano quotidianamente a tutelare l’ambiente e il paesaggio”.
“A 17 anni dalla protesta a Scanzano Jonico proprio per dire ‘no’ alla costruzione del sito di scorie nucleari che ci coinvolse per settimane, si sta ripetendo lo stesso copione, senza rendersi conto dei gravi danni arrecati a territori che vivono di ambiente, di agricoltura e di turismo sia in Puglia che in Basilicata”, conclude De Miccolis.
E’ concentrato nell’area distrettuale pugliese del Parco dell’Alta Murgia il 31,6% degli addetti alle imprese lattiero-casearie della Puglia e in quella materana il 21,7% di quelli lucani. Lungo la filiera agroalimentare – aggiunge Coldiretti Puglia – operano 6.298 agricole, 127 di trasformazione, mentre gli addetti sono valutabili in circa 5000 unità, di cui 3000 circa operano nelle fasi agricole, 1000 nella fase industriale e 1000 nella fase terziaria della filiera lattiero-casearia.
Coldiretti e Terranostra della Puglia chiedono una presa di coscienza e una forte partecipazione al tema, dopo le gravi vertenze ambientali che affliggono il territorio pugliese dall’ILVA di Taranto alla centrale Enel di Cerano, dalla invasione di foreste di pali eolici alle ecomafie, “problemi” che condizionano non solo il reddito e lo sviluppo dell’agroalimentare e del turismo, ma pregiudicano la vita stessa dell’individuo.
L’allarme globale provocato dal Coronavirus – aggiunge Coldiretti Puglia – ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e creare nuovi posti di lavoro.
La Puglia può contare su 623 specie autoctone vegetali a rischio di estinzione, 276 prodotti riconosciuti tradizionali dal MIPAF, 11 prodotti DOP, 9 IGP e 29 vini DOC e 6 IGP, in una regione come la Puglia in prima linea per l’agricoltura green, dove deve essere rispettato e tutelato – conclude Coldiretti Puglia – il territorio, garantendo la sicurezza alimentare e ambientale ai cittadini-consumatori.
Bari, 11 gennaio 2021
Teresa De Petro
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