Il 14 dicembre 2021 il tribunale regionale di Homel ha condannato a 18 anni di carcere Syrahei Tsikhanouski, arrestato nel maggio 2020 dopo avere annunciato la sua intenzione di candidarsi alla presidenza della Bielorussia.
Tsikhanouski è stato giudicato colpevole di “organizzazione di disordini di massa”, “distribuzione di materiale destinato a incitare all’odio sociale contro rappresentanti delle autorità e delle forze di sicurezza”, “ostacolo al diritto di voto” e “organizzazione di azioni di gruppo con conseguenti gravi violazioni dell’ordine pubblico”.
I suoi coimputati Mikalai Statkevich, Ihar Losik, Artsyom Sakau, Uladzimir Tsyganovich e Dmitry Popov (quest’ultimo, di nazionalità russa) hanno ricevuto condanne a rispettivamente 14, 15, 16, 15 e 16 anni per accuse simili.
Il processo, iniziato alla fine del giugno 2021, si è svolto a porte chiuse all’interno del centro di detenzione preventiva di Homel. Amnesty International ha giudicato infondate le accuse e ha parlato di un processo politico.
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