Bari – Il rinvio della decisione sui ricorsi elettorali è stato disposto, oltre che per aspettare il Consiglio di Stato, «al fine di scongiurare il ripetersi di avvicendamenti di candidati nell’organo assembleare regionale». Nell’ordinanza che ha spostato al 29 settembre la sentenza definitiva sul ricorso di Domenico De Santis, il Tar di Bari (Terza sezione, presidente Ciliberti, estensore Dibello) ha nei fatti anticipato quello che sarà l’esito autunnale: ci sono, oggi, cinque consiglieri regionali che devono lasciare l’Aula.
I giudici amministrativi sono ancora formalmente riservati nel giudizio politicamente più pesante, quello che riguarda i candidati di centrodestra Vito De Palma e Antonio Scalera che – in base a una diversa suddivisione del premio di maggioranza – devono occupare due seggi oggi assegnati al centrosinistra. Il ricorso di De Santis (avvocati Pierluigi Balducci, Piero De Nicolo e Saverio Sticchi Damiani) riguarda un aspetto collegato (la graduatoria dei resti): il combinato disposto è che i tre candidati dovranno prendere il posto di Peppino Longo (Con), Francesco La Notte e Mario Pendinelli (Popolari), risultando così indebolita la coalizione di Michele Emiliano che scenderà da 29 a 27 consiglieri.
Gli altri due «uscenti» sono Ruggiero Mennea e Michele Mazzarano, consiglieri del Pd: hanno già presentato appello al Consiglio di Stato contro la sentenza che ha accolto il ricorso di Sergio Blasi sullo scorrimento dei seggi di lista (l’altro, quello di Teresa Cicolella, è identico). I giudici di Palazzo Spada ne discuteranno il 27 luglio: da qui la richiesta di rinvio presentata dagli avvocati di Mennea e Mazzarano, che giovedì è stata oggetto di vivace dialettica tra le difese. I legali di De Palma e Scalera ritengono infatti che la posizione dei due candidati di opposizione possa essere definita immediatamente in quanto scollegata dalle altre, e valorizzano in questo senso uno degli allegati depositati dalla Prefettura di Bari in cui è riportata la nuova composizione dell’opposizione a 29 seggi. Il Tar, però, a ieri sera non aveva ancora sciolto la riserva.
Tuttavia nell’ordinanza relativa alla posizione di De Santis (anch’essa, formalmente, non ancora oggetto di ricorso) i giudici amministrativi segnalano che la pronuncia del Consiglio di Stato «ha certamente natura prioritaria rispetto alla decisione definitiva che il Tar deve assumere»: e insomma, dato per certo che qualcuno dovrà uscire, è opportuno evitare l’ipotesi che poi si debba fare dietrofront.
E così, nonostante il rito amministrativo imponga una definizione anticipata dei ricorsi elettorali, le sentenze definitive del Tar arriveranno dopo settembre, a un anno dal voto. Ed è probabile, per non dire certo, che ci sarà un secondo round davanti al Consiglio di Stato per i ricorsi di tutti gli altri esclusi. In ballo, oltre al principio di rappresentatività popolare che viene tradotto nella pratica dalla legge elettorale, potrebbe infatti esserci una parentesi risarcitoria. Chi siede in Consiglio regionale ha diritto alla retribuzione prevista, chi esce (ovviamente) non deve restituire nulla perché ha comunque svolto il compito assegnato, ma chi entra reclamerà gli arretrati spettanti dal primo giorno della legislatura. E parliamo di un sacco di soldi.
(La, Gazzetta del Mezzogiorno).
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