Sfregiata nell’anima da un messaggio su Facebook. Un uomo le chiede l’amicizia ma poi si tira indietro e, rimuovendola dai contatti, scrive: «Pensavo fossi più esile». Un tarlo nella sua testa, la voglia di dimagrire, costi quel che costi, lo specchio come nemico, l’immagine di se stessa distorta, quei chili in più vissuti come un peso insopportabile. Le basta una semplice dieta, anche perché non è obesa, ma il tormento la porta ad estremizzare quel suo essere «in carne»: decide così di sottoporsi a un intervento chirurgico per estirpare la sua ossessione, il grasso, ma dopo meno di un mese dall’operazione muore a causa delle complicazioni. Sulla vicenda la Procura di Matera apre un fascicolo giudiziario e finiscono indagati otto medici con l’accusa di omicidio colposo e lesioni colpose.
È la storia di Emanuela Katia Tundo, 43 anni, di Marconia (Matera), diventata suo malgrado simbolo di una tendenza sempre più marcata non solo tra gli adolescenti: il voler apparire perfetti.
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