Parte anche da Ginosa, una grande iniziativa di solidarietà. In un periodo così difficile, in cui la pandemia ha tracciato solchi profondi, facendo aumentare a dismisura le vecchie e nuove povertà, dove sempre più gente, nel silenzio e nella dignità si vede costretta a bussare alle mense delle Caritas diocesane per assicurarsi almeno un pasto caldo al giorno, gli osti ed i cuochi pugliesi, con la partecipazione di Slow Food Puglia e di Slow Food Italia, si sono messi a disposizione dei più bisognosi, fornendo cibi caldi per una settimana alle mense di Taranto e d’Italia.
Tra i promotori di questa mobilizzazione sana e solidale, c’è anche Domenico Castria, di Ginosa, l’Oste, come lui stesso ama definirsi, titolare del Praedio della Reale, uno dei punti di forza della gastronomia ginosina e pugliese, situato in una delle zone più caratteristiche del paese addossato alla Murgia, tra le Gravine e il mare.
Domenico, come è nata l’idea di mettersi a disposizione della Caritas tarantina?
La Vocazione di noi Osti e e dei cuochi in genere è sempre stata quella di accogliere i clienti, di farli sentire a casa di soddisfarli e metterli a proprio agio in ogni momento. In questo, che è un particolare frangente di difficoltà, abbiamo voluto far sentire la nostra presenza, pur dovendo essere fisicamente assenti. Da questa nostra intima esigenza è nata la volontà di fare comunità, tra noi e con gli altri. Attraverso Slow Food Puglia e il movimento radicato in Italia, ci siamo messi in contatto con diverse Caritas e abbiamo creato una filiera del cibo solidale, in molte città d’Italia. Stavamo e stiamo attraversando un periodo difficilissimo, ma non serviva scioperare per strada. Noi abbiamo scelto una via diversa, quella di fare del bene, perché il bene ci ritorni.
Lo abbiamo fatto anche a Taranto, perché crediamo che Taranto possa diventare il polo della Rinascita, industriale, con una riconversione ecologica, ma anche sportiva, con i prossimi giochi del Mediterraneo e infine culturale. La cultura è anche consapevolezza enogastronomica. Forti di questo e delle nostre potenzialità ci siamo mossi per valorizzare tutto ciò che siamo e che rappresentiamo.
In un momento di disgregazione, di isolamento e di disperazione, vi siete sforzati di essere uniti e di fare comunità. Quali saranno gli sviluppi di questo percorso?
Innanzitutto vogliamo fare un discorso di unione, di unità tra noi e i produttori, tra noi e gli allevatori, tra noi e i coltivatori di ulivi, ma anche fra noi e gli addetti alla miticultura, presto nascerà un polo dei produttori di mitili di Taranto, il nostro non è un prodotto di sola vendita, è e deve diventare il prodotto del buon mangiare, ma soprattutto del buon vivere.
Per fare questo dobbiamo comunicare insistentemente ciò che siamo ed essere incisivi per ciò che rappresentiamo.
Fare bene, fa bene. Dobbiamo incentivare questa mentalità. Con gesti concreti che lascino il segno.
Grazie, Domenico.
(mip)
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