“Un clima di incertezza che interessa tutto il Paese, ma in particolare, per le ataviche ragioni che conosciamo, la città e la provincia di Taranto”.
La presidente di Casaimpresa/Confesercenti Francesca Intermite esprime preoccupazione per lo stato di cose generale che influisce direttamente sull’andamento dell’economia locale.
“Non smette di essere attuale, anzi per certi versi sembra complicarsi – prosegue Intermite – la grande vertenza dello stabilimento siderurgico. In questi giorni, esattamente il 6 gennaio, registriamo l’entrata in vigore di un nuovo decreto sull’ex Ilva che rimette in discussione una serie di questioni e non trova d’accordo gran parte del territorio, a partire dal Comune fino al fronte sindacale di categoria, quasi al completo. Questa difficoltà a fare sintesi e a trovare un accordo sulla grande industria, inevitabilmente si riversa sulla comunità e sugli equilibri economici della stessa. Già di per sé, gli alti numeri del ricorso alla cassa integrazione rappresentano un ostacolo al regolare svolgimento delle attività commerciali come a quello dei pubblici esercizi; se a questo si aggiungono i ritardi nel pagamento degli stipendi per tutti i dipendenti delle aziende dell’appalto ed un futuro nebuloso per tutti coloro che ruotano attorno alla fabbrica, è chiaro che il risultato è tutt’altro che positivo.
Questo si aggiunge al quadro che in verità accomuna tutta l’Italia, dato dai numeri dell’inflazione che ci vedono, secondo le stime Eurostat, al di sopra delle altre maggiori economie continentali, e che rappresentano un forte freno ai consumi che, durante le festività solitamente crescono per i regali, per i pranzi in famiglia come per le maggiori occasioni di uscita presso bar e ristoranti. Stesso discorso ovviamente per il turismo: se si fanno i conti e ci si interroga se pranzare o no fuori casa, figuriamoci sul fare o no un viaggio.
Come associazione datoriale – conclude la nota – siamo estremamente preoccupati perché da un lato sembrano non esserci spiragli per questioni che si trascinano ormai da tanto tempo, dall’altro non decollano nuove occasioni di sviluppo che potrebbero finalmente sbloccare l’economia alternativa all’acciaio, di cui tanto si parla da anni e dalla quale deriverebbe certamente una certa vivacità per le attività dei negozi e dei pubblici esercizi del territorio”.
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