Tornano le feste patronali, anche se solo quelle religiose, annunciate da un fischietto trepidante e timido insieme, all’ombra del covid-19 che è all’angolo, ma non se ne vuole andare.
Domani si vota. Tutti aspettiamo, tutti respiriamo un’aria disseccata di speranza e disincanto. Il silenzio elettorale rumoreggia, come mare in tempesta sott’acqua. Tutti temiamo che il risultato ci sorprenda, ci passi indifferentemente sopra la testa.
I bookmakers non si pronunciano, anche se tutti abbiamo fatto il nostro pronostico.
La competizione amministrativa per le elezioni del Comune o del Municipio è affidata soprattutto al rapporto personale, alla rete amicale e di conoscenze che non si vogliono scontentare. Stranamente, se vi si arriverà, come tutto lascia supporre, il voto più politico sarà quello del ballottaggio.
La campagna corre ancora sul web, ma attenzione, la rete lascia tracce, ore e dati. Se qualcuno volesse fare le pulci, sarebbe facile cogliere in fallo le capitanerie locali dei partiti, ahimé sempre più sparuti e sconquassati. Ormai non esiste più il voto ideologico, tutto è fluido, intercambiabile e mutevole. E noi siamo come naufraghi, anche a Ginosa, magari aggrappati solo un guscio di noce tra le onde, divisi tra una nave pirata, qualche corsaro e golette in lungo e medio corso all’orizzonte, cercando disperatamente un comandante, che ci porti a riva. E apparecchi un altro viaggio. Ancora una volta diventiamo microcosmo. Siamo uno specchio concavo di una realtà più grande. Coraggio, non molliamo, la storia e ci passa accanto. In un un giorno di festa.
Siamo noi a scegliere il nostro tempo.
Michele Pacciana
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