“Non ci sono indicazioni che le vaccinazioni possano aver provocato questi eventi” ma l’Ema sta conducendo “un’analisi rigorosa sugli eventi tromboembolici”, e sta valutando “caso per caso le reazioni sospette”. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa la direttrice dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), Emer Cooke, sottolineando che il rapporto rischi-benefici del vaccino AstraZeneca “rimane positivo, stiamo continuando a valutare possibili eventi collaterali” e “la situazione attuale non è imprevista”.
Cooke ha comunque precisato che un’inchiesta su alcuni lotti specifici del vaccino AstraZeneca è in corso da parte dell’Ema.
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“La fiducia nella sicurezza e nell’efficacia dei vaccini che abbiamo approvato è di fondamentale importanza. La decisione finale dell’Ema sarà data giovedì”, ha proseguito. E poi: “E’ prioritario arrivare ad una conclusione chiara per capire se ci sono nessi” tra vaccinazioni ed eventi tromboembolici. “Fino al 10 marzo ci sono stati 30 casi” di eventi tromboembolici riportati su quasi 5 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca, ha quindi spiegato Cooke, precisando che si tratta di un numero inferiore agli eventi reali perché “anche nel fine settimana sono stati segnalati ulteriori casi”.
Intanto, “la Commissione europea e Pfizer-Biontech hanno raggiunto un accordo per accelerare le consegne”: la fornitura di 10 milioni di dosi che erano previste nella seconda parte dell’anno, saranno anticipate al secondo trimestre. Lo rende noto l’esecutivo comunitario. “So quanto sia critico il secondo trimestre per le nostre strategie di vaccinazione. Questa accelerazione porterà le dosi totali di Pfizer-Biontech nel secondo trimestre a oltre 200 milioni”, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. “E’ un’ottima notizia. Offre agli Stati membri spazio di manovra e la possibilità di colmare le lacune nelle consegne”.
“Queste dosi saranno prelevate sull’opzione dei 100 milioni di dosi del secondo contratto BioNTech-Pfizer, previsto per il terzo ed il quarto trimestre 2021 – precisa la nota – La proposta presentata oggi dalla Commissione delle essere approvata dagli Stati membri nel Comitato direttivo congiunto”, conclude la nota.
Da parte sua, nel corso di un’intervista all’ANSA, il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas, ha detto che la distribuzione di 300 milioni di dosi di vaccino per l’Ue per il secondo trimestre è un numero che resta in piedi. “Quanto avviene con AstraZeneca non mette in questione la distribuzione delle dosi, ma il loro utilizzo. Noi mettiamo questo numero di dosi a disposizione degli Stati membri ma non gestiamo i loro piani vaccinali”, ha commentato Schinas. “E’ ragionevole dire che restiamo sull’obiettivo perché Pfizer produce molto di più, e perché Johnson & Johnson ha un nuovo accordo con un sito in Germania, per il ‘fill and finish'”, ha aggiunto.
Intanto l’agenzia italiana del farmaco Aifa ha vietato di usare il vaccino AstraZeneca, pur continuando a definirlo “sicuro”. Una scelta fatta “in via del tutto precauzionale e temporanea”, hanno assicurato dall’agenzia e da Palazzo Chigi, assunta in linea con quello che sta avvenendo in una lista crescente di Paesi europei. Dove finiscono sotto esame sempre nuovi casi di trombosi e decessi sospetti di persone che avevano ricevuto l’iniezione con il farmaco della società anglo-svedese.
Gli ultimi a sospendere l’uso di AstraZeneca sono stati i quattro grandi dell’Ue: oltre all’Italia, anche Francia, Germania e Spagna – quest’ultima per 15 giorni – hanno bloccato nelle stesse ore la somministrazione per i timori dei possibili effetti collaterali. E oggi la Svezia ha seguito la stessa strada. Nonostante la società produttrice, l’Oms, l’università di Oxford, autorità sanitarie britanniche e il premier Boris Johnson insistano che non ci sono controindicazioni. E nonostante l’Agenzia europea del farmaco Ema sostenga che anche eventuali rischi siano superati dai benefici.
I primi a lanciare l’allarme, dopo avere verificato problemi nella coagulazione del sangue in numerosi cittadini vaccinati di recente, erano stati i Paesi del nord Europa. La Danimarca l’11 marzo aveva annunciato la sospensione di AstraZeneca. A seguire Islanda, Norvegia, Bulgaria, Irlanda, Olanda e – fuori dall’Europa – Thailandia, Repubblica Democratica del Congo e Indonesia. In precedenza, un primo lotto di AstraZeneca era stato bloccato dall’Austria l’8 marzo, dopo la morte di un’infermiera di 49 anni. Estonia, Lituania, Lettonia e Lussemburgo avevano sospeso lo stesso lotto, vietato l’11 marzo anche dall’Aifa e dalla Romania. Ieri il Piemonte ha sospeso in toto l’uso del vaccino dopo la morte di un insegnante. Decisione estesa ieri a tutto il territorio nazionale dall’Aifa.
L’Ema terrà giovedì una riunione straordinaria per esaminare la situazione. Un suo pronunciamento dovrebbe in teoria orientare le scelte dei governi del Vecchio Continente. Intanto in un’audizione all’Europarlamento si è già espresso il responsabile per la strategia vaccinale dell’agenzia, Marco Cavaleri: a suo parere, il rapporto tra benefici e rischi “è positivo e non vediamo alcun problema nel proseguire le vaccinazioni”. Posizione ratificata poi con una nota ufficiale dalla stessa agenzia. Mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che ulteriori dati dell’agenzia sono attesi già domani.
Effetti collaterali a parte, AstraZeneca potrebbe invece avere un altro punto debole: secondo uno studio citato dallo stesso Cavaleri dell’Ema, il vaccino sarebbe risultato inefficace contro la variante sudafricana del Covid, anche se saranno necessarie verifiche più ampie. Dai primi riscontri, sembrerebbero invece avere “un’ottima efficacia” contro i nuovi ceppi i vaccini a Rna messaggero sviluppati da Pfizer e Moderna e quello Johnson&Johnson, di cui l’Ema ha approvato l’uso qualche giorno fa. In attesa di maggiori certezze sugli eventuali effetti collaterali di AstraZeneca, ciò che è sicuro è l’impatto negativo che lo stop sta avendo sulle campagne vaccinali di molti Paesi europei. Mentre il Regno Unito prosegue a tamburo battente e supera i 26 milioni di dosi somministrate, di cui quasi metà AstraZeneca.
Non secondario anche il problema di chi ha già avuto la prima dose e avrebbe dovuto ricevere la seconda in questi giorni. L’Aifa ha fatto sapere che renderà note “tempestivamente” le modalità per completare la vaccinazione non appena la situazione sarà più chiara. Per far fronte ai ritardi, in tanti confidano nell’aumento della produzione delle altre aziende farmaceutiche e nell’arrivo di nuovi vaccini. Compreso il russo Sputnik V, per il quale tuttavia – fanno sapere da Bruxelles – non c’è ancora un negoziato. Intanto sono stati raggiunti accordi per avviarne la produzione in Italia, Spagna, Francia e Germania, per farsi trovare pronti a distribuirlo se un domani arrivasse l’approvazione dell’Ema. Mentre Johnson&Johnson ha raggiunto un’intesa con la tedesca IDT Biologika per produrre vaccini destinati al continente nella fabbrica di Dessau, in Germania. (ANSA).
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