Roma – I presunti responsabili delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni potrebbero essere presto processati a Roma in contumacia. Sono state acquisite nuove prove, tra cui una testimonianza importante che inchioderebbe definitivamente gli 007 del Cairo.
Come riporta un articolo dell’Espresso, a firma di Francesco Maiorino l’assemblea ha votato una risoluzione sul deterioramento dei diritti umani in Egitto. Un chiaro messaggio dell’assemblea Ue sulla detenzione di Patrick Zaki e sul caso Regeni.
Il Parlamento Europeo ha votato venerdì scorso una risoluzione particolarmente significativa, sul tema del “deterioramento dei diritti umani in Egitto”, mandando un segnale chiarissimo al Presidente Al Sisi.
Una scelta politica forte che nasce proprio da un sentimento di affetto e vicinanza, che voglio richiamare non retoricamente, nei confronti del popolo egiziano.
Sono infatti oltre 60 mila, oggi, i prigionieri “inspiegabili” e per molti invisibili, presenti nelle carceri di un Paese che sta vivendo il dramma di una continua azione repressiva che colpisce le donne e gli uomini per ragioni legate all’opinione politica, all’attivismo per i diritti umani, alla libertà d’espressione o perfino all’orientamento sessuale.
Una condizione drammatica, che peggiora con il passare del tempo, di fronte a cui la massima istituzione rappresentativa d’Europa dice una cosa chiara e semplice: basta.
E lo fa attraverso una risoluzione chiarissima che abbiamo scritto e sostenuto volendo affermare la necessità di un radicale cambio di passo e di una trasformazione dei rapporti diplomatici.
Un atto ineludibile, il cui significato è stato giustamente sottolineato dal Presidente David Sassoli, e che tra le diverse questioni che solleva sottolinea l’urgenza della liberazione di Patrick Zaki (lo studente che ha fatto l’università a Bologna, nel cuore dell’Europa, detenuto inspiegabilmente da quasi un anno) e di tanti come lui, che sostiene completamente le ragioni della famiglia di Giulio Regeni, dell’avvocato Ballerini e il lavoro della Procura di Roma a fianco della quale il Parlamento si schiera esplicitamente, e che – infine – pone questioni puntuali agli stessi governi europei e alle diverse istituzioni della UE.
Se l’Europa vuole veramente incidere nel contesto egiziano, infatti, non può richiamarsi solo ai principi generali.
È indispensabile porre oggi in essere le misure che la risoluzione richiama, a partire dalla realizzazione di sanzioni mirate capaci di colpire i funzionari che si rendono responsabili di casi di violazione dei diritti umani e facendo un salto di qualità che in questi anni non si è mai veramente attuato: non vendere armi a chi, ed è il caso del governo di Al Sisi, non garantisce il rispetto delle libertà civili e continua a mostrarsi pericolosamente ambiguo di fronte al terrificante dramma che ha portato alla morte dello stesso Giulio Regeni.
Infine il Parlamento Europeo, facendo eccezione rispetto alla propria prassi, dichiara di non condividere l’assegnazione di onorificenze a chi viola i diritti umani (come ha incredibilmente fatto il Presidente Macron, consegnando nei giorni scorsi la Legion d’Onore allo stesso Al Sisi).
In altre parole, il Parlamento ha deciso di non stare a guardare.
E son sicuro che non lo farà, non lo faremo.
Ora quel documento diventa una buona base attraverso cui fronteggiare quel che accade in Egitto. Una base dalla quale misurare (anche) la coerenza dei diversi governi europei, a partire da quello italiano.
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