TARANTO – Tre dipendenti dell’Ilva hanno fatto ricorso alla Corte di Strasburgo contro l’Italia affermando di essere vittime degli effetti causati dalle emissioni nocive dell’acciaieria. Lo rende noto la stessa Corte europea dei diritti umani nella comunicazione del ricorso inviata al governo, che ora dovrà rispondere alle domande formulate dai giudici. Questo è l’ultimo di 4 ricorsi concernenti l’Ilva su cui la Corte ha deciso di avviare la fase processuale.
Per il ricorso dei tre lavoratori la Corte chiede alle autorità italiane se «le condizioni in cui i tre uomini hanno lavorato costituiscono un trattamento inumano e degradante, in violazione dell’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani, tenuto conto delle emissioni nocive a cui dicono di essere stati esposti».
Inoltre i giudici vogliono sapere se data la loro attività professionale, i tre dipendenti hanno subito anche una violazione della loro vita privata. Nel rispondere il governo dovrà tener conto di quanto già stabilito dalla Corte nella sentenza Cordella e altri del gennaio 2019, in cui i giudici hanno condannato l’Italia per aver «omesso di adottare tutte le misure necessarie per assicurare la protezione effettiva del diritto degli interessati (tutti residenti a Taranto o zone vicine) al rispetto della loro vita privata» dato il «protrarsi di una situazione di inquinamento ambientale che mette in pericolo la loro salute e, più in generale, quella di tutta la popolazione residente nelle zone a rischio».
Infine la Corte vuole sapere se i tre dipendenti avevano a disposizione una via per ricorrere in Italia contro le violazioni che dicono di aver subito.
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