Il consigliere del M5S Marco Galante, dopo aver informato i consiglieri regionali eletti nella provincia di Taranto, ha inviato al presidente Emiliano una lettera per chiedere la convocazione di un incontro sull’ex Ilva con i consiglieri tarantini.
L’incontro è funzionale alla attivazione di un tavolo regionale politico in capo alla Giunta in cui ci sia la più ampia partecipazione delle parti coinvolte, che debba giungere alla definizione di un documento che rappresenti la posizione unitaria della Regione, da portare al Tavolo Nazionale per la redazione dell’Accordo di Programma per l’ex Ilva di Taranto. Un documento nel quale si identifichi il possibile percorso di riqualificazione condivisa non solo di un territorio, ma di una intera Regione. Un percorso che non dimentichi la valorizzazione e il coinvolgimento delle parti sociali passando anche dall’attivazione di Patti sociali e territoriali.
“In un momento così delicato per la città di Taranto – dichiara Galante – la politica locale non può restare a guardare. Ho parlato con il presidente che mi ha assicurato la convocazione dell’incontro nelle prossime settimane. Lo scorso aprile il Ministero delle Imprese (l’ex Mise) ha fissato un vertice tra il Comune di Taranto, la Regione Puglia e le Regioni sedi di impianti di Acciaierie d’Italia per l’avvio di un tavolo per la redazione dell’Accordo di programma. Nel rispetto delle competenze istituzionali degli enti convocati al tavolo e di tutti gli attori interessati, serve che il processo sia seguito da vicino da chi vive questo territorio tutti i giorni. In campo ci sono l’utilizzo delle risorse europee, del PNRR e del Just Transition Fund che per la transizione ha assegnato a Taranto 800 milioni su un totale di 1,2 miliardi assegnati all’Italia. Taranto ha diritto ad una transizione verde, economica e sociale nel rispetto del diritto alla salute e sicurezza, della produzione, della tutela dell’ambiente e dei livelli occupazionali. Un processo che deve essere condiviso, come accaduto in altre città europee. Non si può prescindere da una valutazione dell’impatto occupazionale e sociale delle politiche e dei fondi, fino ad ora purtroppo assente. Le ricadute occupazionali, non si possono considerare solo strumenti di supporto al reddito, ma le azioni da mettere in campo devono essere orientate alla riqualificazione dei lavoratori, alla valorizzazione delle competenze, alla creazione di opportunità di lavoro sia per la città sia per l’indotto, a percorsi di accompagnamento di politiche attive sui territori. Taranto non deve più essere costretta a scegliere tra diritto alla salute e diritto al lavoro”.
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