Il più recente rapporto Onu sull’ambiente inchioda lo stabilimento siderurgico di Taranto, ex Italsider, ex Ilva, ex ArcelorMittal, oggi Acciaierie d’Italia, alle sue responsabilità e lo inserisce «tra i luoghi più degradati in Europa occidentale». Paragona l’area industriale tarantina a zone come quelle di Quintero-Puchuncavi (centrali termoelettriche a carbone e fonderie in Cile), Bor (miniere di rame in Serbia) e Pata Rat (discarica di 22 ettari in Romania). In altre parole, la zona dell’ex Ilva è considerata tra i luoghi più inquinati del pianeta.
«Lo Stato non garantisce diritto ad ambiente salubre»
«Il diritto a un ambiente salubre – è scritto in un passaggio – può essere garantito solo se si limita l’utilizzo di sostanze tossiche che colpiscono le persone più vulnerabili. Così, evidentemente non accade a Taranto dove le operazioni di pulizia e bonifica dovevano iniziare nel 2021 ma sono state rinviate al 2023, con azioni dei diversi governi che permettono all’impianto di funzionare non tenendo conto neanche della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo con la quale l’Italia, nel 2019, è stata condannata per aver violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di alcuni cittadini».
PIÙ COMMENTATI