Vincenzo, l’ex operaio Ilva ora dj: «La fabbrica? Non credo abbia futuro»
«Non rinnego il siderurgico, lavorando lì ho un mutuo e mi sono sposato». Pulpito racconta lo choc della morte di Morricella nel 2015: «Tutti hanno diritto di essere felici senza rischiare la vita»
TARANTO – «La musica mi ha salvato dalla noia, dal grigio, dalla routine. Quando ho lasciato l’Ilva e ho scelto la musica ho smesso di essere un numero». Vincenzo Pulpito, classe 1981 è cresciuto a Taranto, prima nel quartiere Tamburi a pochi metri dalle ciminiere, e poi nella borgata di Tramontone, quello più lontano dalla fabbrica. Tra gli altiforni è tornato da operaio: è rimasto lì fino a quando la musica ha preso il sopravvento e lo ha portato sul tetto d’Italia, come miglior deejay al Tour Music Fest, gara nata nel 2007 e divenuto oggi il più grande concorso musicale d’Europa.
E mentre l’Italia attende che il Governo di Giorgia Meloni scriva una nuova pagina sulla vita della fabbrica ionica, Vincenzo torna indietro con la memoria, quando da bambino guardava dal balcone la vita dei Tamburi. «Mia mamma non mi faceva uscire a giocare, ma non per l’inquinamento: erano gli anni ‘90 e si sparava per le strade: la mia famiglia era terrorizzata». Anche sua sorella Stella, più grande di qualche anno, viveva tra le mura di casa. «Salutavo dal balcone: mi conoscevano tutti, ma non ho ricordi di chiacchierate o giochi fatti di persona». Poco prima di cominciare la scuola..
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