CASTELLANETA MARINA – La base operativa di un sogno divenuto realtà, è tutta qui, tra gli alberi e i frutteti che si estendono in agro di Castellaneta, dischiudendo un modernissimo impianto per la trasformazione e il confezionamento del melograno, come per farne succhi di puro estratto naturale, spremute che profumano di radici profonde e di un impegno costante programmato nel tempo, per valorizzare il nostro territorio e le sue risorse.
Mentre giriamo tra i capannoni realizzati da due fratelli di Ginosa, l’ingegner Rosario di Tinco e l’architetto Antonello di Tinco, il dottor Dario de Lisi, Sales Manager dell’azienda Masseria Fruttirossi, ci spiega la genesi di un investimento ponderato, basato sul lavoro di squadra e sulla ripartizione osmotica, delle competenze, ma che si fonda soprattutto su un amore filiale, intrinseco e quasi antropologico per la propria terra.
“Mio padre, Michele De Lisi – ci racconta il dottor Dario De Lisi – ha sempre sentito un attaccamento alla terra e negli anni si era ripromesso che, quando avesse potuto, si sarebbe dedicato all’agricoltura, non come hobby, ma per costruire qualcosa di più importante.
Dopo una lunga esperienza professionale nell’ex ILVA come uno dei massimi esperti italiani di metallurgia e come uomo di punta per tutti gli stabilimenti ILVA sul territorio nazionale, poi proseguita all’estero come consulente nel settore, ha poi voluto seguire il suo trasporto per la terra, trasferendo le sue esperienze in un progetto altamente innovativo in grado di coniugare la vocazione agricola del territorio, il rispetto per l’ambiente e le più moderne tecnologie agronomiche.
D. Da dove nasce l’idea di Masseria Fruttirossi?
R. L’idea nasce proprio da qui. Dall’attaccamento alla terra e dal desiderio di costruire un autentico progetto imprenditoriale che riuscisse a innovare la tradizionale vocazione agricola di questo territorio. La nostra attenzione è stata subito attratta dalla coltivazione del melograno, un arbusto che produce un superfrutto, la melagrana, che, per le sue straordinarie qualità salutistiche e nutraceutiche, sta riscuotendo una sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori attenti al proprio benessere.
Naturalmente è un progetto fortemente innovativo non solo nella scelta del superfrutto da produrre, ma anche nelle tecniche e nei disciplinari agronomici applicati nelle nostre piantagioni che sono tra i più avanzati, una scelta che ci permette di ottenere frutti di elevata qualità.
Lo stesso criterio con cui abbiamo realizzato il nostro stabilimento di trasformazione e confezionamento che è ubicato proprio tra le piantagioni, il che ci consente di “lavorare” i frutti a poche ore dal loro raccolto.
In pratica una forma moderna di produzione di questo antico frutto intorno alla quale si è potuto costruire un progetto di filiera.
D. E ci siete riusciti? Siete riusciti a portare la filiera a regime?
R. Sì, siamo ormai al compimento di questa filiera. Attraverso la realizzazione di questo stabilimento, non abbiamo soltanto la produzione agricola in campo, ma anche tutto ciò che poi è a valle del processo produttivo: la selezione, la conservazione, la vendita e la trasformazione del frutto, perché noi, con il nostro marchio “Lome Super Fruit” non vendiamo soltanto il frutto fresco, ma trasformiamo la melagrana anche in spremute e succhi e, infine, riusciamo a ricavarne anche altri prodotti.
D. Quali sono questi prodotti?
R. Essendo un frutto che sposa molto bene il concetto di nutraceutica, può trovare diversi impieghi, non soltanto nell’alimentazione ma anche nell’industria farmaceutica, proprio grazie alle proprietà che la melagrana possiede essendo ricca di polifenoli e antociani, ma anche di acido ellagico che, secondo alcune recenti ricerche, sarebbe un antitumorale inibendo lo sviluppo delle cellule tumorali.
D. Un progetto di economia circolare…
R. Sì, ma, ancor di più, ci siamo resi conto di poter realizzare un processo virtuoso nella produzione. Pensi che utilizziamo persino i residui del processo produttivo, come le bucce delle melagrane, in particolare in un impianto di lombrico-compostaggio attraverso cui trasformiamo uno scarto in una risorsa: è una porzione di terreno in cui vivono lombrichi che, mangiando le bucce, producono un humus particolarmente fertile e ricco che rappresenta un ottimo concime naturale.
D. Qual è stato l’investimento iniziale, per realizzare questo stabilimento?
R. Il nostro progetto imprenditoriale comprende l’acquisizione di oltre 350 ettari di proprietà in questo areale e un modernissimo stabilimento di trasformazione e confezionamento, al cui interno abbiamo circa 7.000 metri quadrati di celle frigorifere, di cui la metà ad atmosfera controllata, per conservare per mesi i superfrutti; nel complesso, parliamo di un investimento di circa 50 milioni di euro.
D. Avete anche una filiera di esportazione?
R. Sì, il mercato lo stiamo costruendo con il passare del tempo. Guardiamo al mercato nazionale ma anche all’esportazione all’estero. Pensare che una produzione così importante possa essere assorbita solo dal mercato nazionale sarebbe utopico. Stiamo già dialogando con realtà straniere, tramite una rete di rapporti che stiamo man mano costruendo con soggetti interessati al prodotto. Per avere un’idea, con un calcolo molto approssimativo, fra un anno o due, quando anche il melograno più giovane sarà entrato in produzione, noi stimiamo di raggiungere i 25milioni di melagrane l’anno.
D. Quanti dipendenti avete attualmente?
R. Per quanto riguarda lo stabilimento, in pieno regime, sono necessarie non meno di 50 persone. Più gli operatori sul campo. Per esempio, in fase di raccolta possono raggiungere le 250 unità giornaliere. Questo è dovuto al limitato tempo di raccolta e alla grande quantità di prodotto da raccogliere. Quindi, intorno a questo progetto di economia circolare, si riesce anche a distribuire ricchezza sul territorio.
D. Avete punti vendita, per quanto riguarda i succhi? Siete in partnership con altre aziende?
R. La vendita non avviene tramite nostri negozi, ma al momento sul mercato italiano abbiamo realizzato accordi di commercializzazione con alcuni dei più importanti player della Grande Distribuzione Organizzata nazionale.
D. Lei ha parlato di suo padre. Ma qual è il suo background?
R. Mio padre è venuto dal mondo della siderurgia, nel quale anche io ho avuto una prima esperienza per poi transitare in quello della logistica marittima. Quando abbiamo iniziato a realizzare il progetto “Masseria Fruttirossi-Lome Super Fruit” entrambi ci siamo dedicati a tempo pieno, anche con mio fratello Davide che segue la produzione agricola. La bontà del progetto, inoltre, ha attratto un importante imprenditore italiano, il genovese Bruno Bolfo, che ne è diventato socio.
D. E perché avete scelto la Puglia?
R. La famiglia è originaria della provincia di Taranto e, inoltre, i nostri primi terreni erano in questa zona. Ci è sembrato naturale, quindi, scegliere questo territorio per il nostro progetto: qui c’è terra buona, intelligenze fervide e braccia forti. È questa la nuova frontiera per una moderna agricoltura. Noi ci crediamo e ci siamo.
Michele Pacciana
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