«Taranto zona di sacrificio, una macchia indelebile sulla coscienza dell’umanità»: è la grande scritta che campeggia su un manifesto 6×3 fatto affiggere in viale Magna Grecia angolo via Emilia dal movimento Genitori Tarantini per richiamare l’attenzione sulle «criticità ambientali e sanitarie legate alle emissioni dello stabilimento ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia». «Zona di sacrificio» è la definizione choc riservata alla città dall’Onu nel suo ultimo rapporto.
Oggi cittadini e associazioni hanno tenuto un flash mob davanti al manifesto in cui vengono spiegate le ragioni della protesta con la citazione del report della Commissione Onu del 12 gennaio scorso. «Spesso create dalla collusione di governi e imprese – è scritto nel cartellone – le zone di sacrificio sono l’opposto dello sviluppo sostenibile, danneggiando gli interessi delle generazioni presenti e future. Le persone che abitano le zone di sacrificio sono trattate come usa e getta, le loro voci ignorate, la loro presenza esclusa dai processi decisionali e la loro dignità e diritti umani calpestati. L’acciaieria Ilva di Taranto, in Italia, da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani scaricando enormi volumi di inquinamento atmosferico tossico»
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