A 30 anni dall’accaduto Ginosa ricorda la strage di Capaci e lo fa a conclusione di quello che la scuola Istituto Comprensivo Deledda – San Giovani Bosco ha definito come il mese della legalità, culminato in un convegno con testimonianze in prima persona sulla mafia e sugli uomini e le donne che lottano contro di essa.
“Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe”. Un grosso striscione a ridosso del ritratto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino campeggiava sul palco del teatro Metropolitan di Ginosa e gli alunni indossavano una maglietta con su scritto “SIAMO TUTTI CAPACI”. Capaci nelle intenzioni e nelle reciproche volontà di dire no alla mafia e agli atteggiamenti mafiosi dai quali forse tutti siamo un po’ pervasi.
Siamo sicuri – come ha sottolineato don Antonio Coluccia, sacerdote Passionista impegnato nella lotta antimafia sulle piazze di spaccio di Roma, da anni sotto scorta, che usa il megafono delle processioni per opporre un’alternativa d fede – che la Puglia e Ginosa siano un’isola felice?
L’incontro, coordinato, con il patrocinio dell’amministrazione comunale dalla Prof.ssa Rossella Andreula e moderato da Fabio Salvatore, con la partecipazione di tutte le scuole del territorio, ha avuto il suo Clou nella testimonianza di Graziella Accetta, mamma di Claudio Domino, una delle 125 vittime bambine innocenti di mafia, ucciso a 11 anni a Palermo, su cui ancora non si è fatta piena luce.
Siamo sicuri, come si è chiesto il prete Antimafia, Don Antonio Coluccia, di non essere omissivi?
Nella nostra regione – come ha puntualizzato il Procuratore della repubblica di Lecce, Cataldo Motta – c’è un forte clima di omertà, se non di adesione, conscia e inconscia, ad una logica mafiosa. Il contrasto deve venire dalle nuove generazioni, come si è desunto anche dagli altri interventi, tra cui quello dell’onorevole Piera Ajello, testimone di giustizia, che ha ripercorso la storia di Rita Atria, che dopo aver denunciato i propri familiari si suicidò 8 giorni dopo l’attentato di via D’Amelio, che costò la vita a Paolo Borsellino e agli agenti della scorta.
Quello che stamattina colpiva di più era l’attenzione e il silenzio con cui i ragazzi hanno seguito i lavori. Fra loro ci saranno sicuramente i futuri poliziotti, magistrati e operatori di giustizia, a anche la gente normale capace di opporsi ad un clima di mafiosità. Nel convegno di oggi sono stati gettati tanti piccoli semini di legalità capaci di germogliare e di dare frutto a patto che si coltivi anche quella moralità capace di riempire i vuoti nei quali la mafia prospera.
PIÙ COMMENTATI