Li vedi poco, ad uscire allo scoperto, magari bussando con rabbia timida è sorda alle porte delle Istituzioni e della Chiesa, che in alcuni quartieri rimane l’unico presidio sociale, sono soprattutto le donne, madri single, o mogli di mariti che hanno perso il lavoro. Icone sparute di una situazione al limite, che rischia di tracimare e di rompere gli argini in una vera e propria emergenza sociale.
J poveri e Ginosa ci sono, ma vivono quasi sottotraccia. Il dato è disaggregato, anche per ragioni di privacy non si può avere una cognizione precisa di quanti siano, tra povertà relativa ed assoluta. Spesso affari da argine alla precarietà economica incombente, intervengono i nonni, ho i genitori anziani.
In tutta la regione Puglia, i soggetti in stato di indigenza relativa sono più di 900.000, mentre la povertà assoluta riguarda più di 400.000 persone. Le storie si somigliano a tutte, parlano di quella disperazione dignitosa, che non riesce ad arrivare a fine mese e deve decidere se curarsi, mangiare, o pagare le bollette.
In prima linea anche qui, ci sono la Caritas, l’Amministrazione Comunale, le organizzazioni di volontariato e del privato sociale. Si fa tutto nel silenzio e nella riservatezza, anche nel timore di ferire. Tuttavia, sembra sempre non bastare.
Quello che colpisce é il progressivo impoverimento del cosiddetto ceto medio, che sembra sgretolarsi, anche con la fuga delle partite IVA, che chiudono o sono di fatto inattive, oberate da un fisco che appare non equo e sempre più incombente ed invasivo, tanto da favorire, la cosiddetta elusione di necessità, per dare almeno un po’ di respiro alle piccole e medie imprese, che rischiano spesso il collasso. A Natale arriveranno i pacchi dono, i pranzi solidali e le singole iniziative anche dei privati. La forbice tra chi sta veramente bene E chi annaspa e si sostiene, si allarga sempre più.
Ma non possiamo essere più uno Stato ed un paese che arranca a fatica sul welfare. Il reddito di dignità, anche in Puglia, fa fronte a diverse esigenze e necessità più impellenti, ma viene pur sempre percepito come un provvedimento tampone.
Il lamento non è ancora un mugugno. Ma la rabbia cova e fa presto a trasformarsi in ira funesta. Il campanello d’allarme è già suonato.
Occorre una nuova visione è una seria politica di impresa. Perché non ricorrere, ad esempio, a forme controllate di microcredito, per favorire le imprese sociali ed impiegare le persone più indigenti o in difficoltà?
Michele Pacciano
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