Quarto Savona 15, era questo il suo nome in codici. I resti di quella che fu la Croma blindata che trasportava la scorta di Giovanni Falcone, in quel tragico 23 maggio, sullo svincolo di Capaci, oggi e domani sono a Ginosa per diventare memoria condivisa, che 31 anni dopo dice no alla mafia.
Lo fa attraverso gli occhi, i canti, le testimonianze di tanti ragazzi, a cui gli adulti riportano esperienze di vita. Molti di loro si fermano ad osservare, riflettere e ascoltare. Quelle lamiere, non sono solo il segno di una storia dilaniata, ma diventano invece, un nuovo tassello di una possibilità restituita, in cui ognuno è chiamato a fare la propria parte T
ad un occhio distratto e frettoloso, tutto può sembrare retorica, ma a Ginosa le parole si fanno atti concreti. Oggi nella centralissima piazza Marconi, tra le autorità civili e militari, tra i vari testimoni, c’era anche la sorella di Antonio Muntinaro, il capo scorta di Giovanni Falcone, morto, proprio a 30 anni tra le materie di quella Croma. Quando ai ragazzi viene riportata la vita vissuta di uomini e donne, che loro malgrado sono diventati eroi, loro la accolgono senza distrazioni e con gli occhi attenti, come hanno fatto gli alunni dell’Istituto comprensivo Deledda- Don Bosco Ginosa, ognuno di loro ha dato un suo contributo. A Ginosa il futuro si fa musica, riflessione e progetto, ogni ragazzo ha costruito da oggi un pezzo un pezzo di legalità che diventa memoria viva e cammina tra noi.
Non ne forse questo il compito di una scuola, che debba insegnare, cioé lasciare il segno, per la crescita individuale collettiva di una comunità?
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