
Dopo le 21,00 a Ginosa, non c’è quasi più nessuno in giro. Chi passeggia solo e spaurito, magari incassato nelle spalle o piccolissimi gruppi di due o tre persone, è quasi considerato un disadattato. La Villa grande e la Villetta che negli anni ‘80e ’90 era il luogo privilegiato dello struscio e degli sguardi furtivi, per gli appuntamenti sul “muretto” senza telefonino, sono ormai deserti. Le uniche comitive chi si intravedono sono quelle degli extracomunitari, in cerca di una birra disperata al rivenditore automatico di bevande, mentre i giovani ginosini si rintanano nei locali o nei vicoli del centro storico a chiacchierare o consumare alcolici. MA IL quadro non’è così nero, ci sono talenti sotto la cenere, ma spesso sono costretti ad andare via, forse per poi ritornare in un futuro abbastanza lontano. I giovani coltivano passioni grandi all’ombra di lavori precari, sperando che i loro sogni non si affievoliscano troppo presto. Per diventare realtà, le aspirazioni devono prendere le ali, ma noi adulti che facciamo per rafforzare le ambizioni delle nuove generazioni? Adesso sarà ristrutturato il castello Normanno. Speriamo che diventi un incubatore culturale, come si tentò di fare con il bando “Bollenti Spiriti” della Regione Puglia. Le nostre scommesse sono sicuramente la creatività e turismo, ma non possiamo affidarci ai progetti mordi e fuggi che sembrano meteore. Dobbiamo pensare e avere lo sguardo lungo. Ora la tecnologia ce lo impone. Non importa dove siamo ma quello che facciamo, anche se la periferia geografica dell’impero ci penalizza, siamo molto più vicini alla Lucania che alla Puglia. I collegamenti sono molto precari. Pur avendo gemme come la Gravina e le chiese Rupestri, non sempre siamo inseriti nei grandi circuiti. Quando un musicista di talento suona nella banda, senza accorgersene rischia di guastarsi l’orecchio.
Michele Pacciano
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