È sempre un dispiacere, quando un prete se ne deve andare, specie se é stato il tuo parroco, o magari frequenta la chiesa che ti ha visto nascere, da quando era diacono.
Come dice Papa Francesco, le parrocchie stanno sempre di più diventando degli ospedali da campo, avamposti destinati ad accogliere le periferie del mondo, a curare le ferite di un’umanità sparsa e dispersa.
Ma non bisogna mai dimenticare che i preti hanno fatto voto di obbedienza.
Per quanto a volte le scelte di vescovi e superiori possano apparire umanamente opinabili, o discutibili, le loro decisioni vanno viste e inquadrate in una logica più alta, che travalica le nostre visioni di Uomini e Donne. È bene che un prete segua la sua strada, Non occorrono firme per trattenerlo, la Chiesa è al di fuori delle logiche sindacali, per quanto a Ginosa, o altrove, lo si faccia in perfetta buona fede.
I Monfortani sono a Ginosa dal 1957, hanno portato una ventata di novità e una fede viva, che odorava del pane e dei paesi della Bassa Bergagamasca e delle transumanze d’Abruzzo. Qui a Ginosa c’erano ancora le file dei traini con le lucerne e il boom economico era un’eco lontana, in cui i contadini dormivano ancora in casa con i muli. Furono i Montfortani a creare la prima squadra di calcio, il festival della ciliegia d’oro, e a portare qui l’eco di un Sessantotto che si respirava piano e di un Concilio Vaticano II ancora tutto da inventare. Crearono le prime aggregazioni, i gruppi scout, la Casa famiglia e il famoso Club dell’amicizia. È anche grazie a loro che Ginosa ha avuto negli anni una classe dirigente degna di questo nome.
Molti parroci che appartenevano al loro ordine si sono succeduti sia a San Martino, che alla parrocchia del cuore immacolato, ognuno aveva un proprio carisma e ogni nome e volto si riporta ad un ricordo personale scolpito nel cuore.
Ora i superiori dell’ordine di San Luigi Maria Grignon di Motnfort, hanno ritenuto opportuno che padre Nino Pensabene vada a Verona il padre Roberto, torni a Treviglio, tuo paese d’origine.
Da noi verrà un prete indiano. Questo suscita tante domande. Ma oggi si commemora San Francesco, allora ci viene in mente l’episodio del Crocifisso di San Damiano, in cui Gesù disse a Francesco di riparare la sua chiesa. Forse questo monito adesso è riferito anche a tutti noi laici, al popolo dei battezzati, chi deve aiutare i i parroci ad edificare una chiesa in cammino nel mondo che cambia, con le nuove sfide dell’oggi. Senza far mancare ai nostri preti l’affetto L’amicizia è la vicinanza. Che si rafforza con la preghiera.
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