Nel nome di Giulia e di tutte le altre, perché non ce ne sia neanche una di meno. Anche il centro storico di Ginosa, con la torre dell’orologio che sabato sera si tinge di un rosso spruzzato di pioggia e proietta il suo “No” alla violenza di genere e sulle donne, su tutti i vicoli del paese, lancia un monito silente e determinato.
Ma la lotta si combatte anche qui tra le mura di casa, negli studi degli psicologi, nelle stazioni dei Carabinieri, tra parrocchie, welfare e Servizi sociali.
Lo stesso gesto simbolico si è ripetuto tra gli archi di Piazza Stazione a Ginosa Marina.
Potrà anche suonare giustamente retorico e forse assolutorio, ma di fronte alla scena dell’orologio venato di rosso, tra i palazzi leopardiani e un clima d’altri tempi, mi viene in mente uno dei tanti motti del mio bisnonno Cenzino Perrone, classe 1882, cavaliere di Vittorio Veneto, gravemente ferito sul Carso, con una solida cultura liberale, ciabattino rifinito che faceva letteralmente le scarpe a tutte le famiglie nobili di Ginosa: «La donna non si batte neanche con un fiore!».
Michele Pacciano
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