«Disabilità, Puglia nella nebbia» . Nella giornata internazionale per le persone con disabilità la denuncia arriva dalle famiglie di uomini e donne con handicap riunite questa mattina a Bari alla Fiera del Levante al padiglione 8 per gli Stati Generali della disabilità sul nostro territorio.
“Nonostante li abbiamo richiesti a più riprese, a tutto’oggi non ci sono dati ufficiali su quanti siano i disabili in Puglia – dice il presidente di ANFFAS Puglia e Basilicata Angelo Riccardi – noi familiari soffriamo una terribile incertezza. L’articolo 57 che garantiva una qualche forma di Dopo di Noi non esiste quasi più. Secondo il regolamento 5 della Regione, i nostri figli rischiano di essere relegati nelle RSA. Ci batteremo con quanto fiato abbiamo in corpo per abolire quello che consideriamo un obbrobrio. Stiamo sperimentando modelli di cohousing, ma siamo ancora in una fase del tutto embrionale. Il progetto di vita indipendente PRO.VI, sta dando buoni risultati, ma è una situazione a macchia di leopardo, che non basta» . Dopo la scuola il lavoro e l’inserimento sociale delle persone con disabilità, specie di quelle con deficit intellettivo e relazionale, che in Puglia sono il 60% del totale, rimane ancora una chimera. La Regione dicono all’ ANFFAS – ha incamerato 9 milioni di euro provenienti dalle multe che le imprese hanno pagato pur di non assumere persone disabili in organico, come prevede la Legge 68 del 1999 per le imprese con più di 15 dipendenti. Le famiglie delle persone con disabilità si chiedono angosciate che fine faranno questi soldi; e sperano che siano utilizzati per migliorare la vita dei disabili. Il dramma più cocente resta da sempre quello del Dopo di Noi. Che fine faranno gli uomini e le donne disabili quando i genitori non ci saranno più? L’handicap è un lutto allo specchio. Non è sufficiente un giorno per discuterne e per trovare soluzioni come dice il presidente di ANFFAS Nazionale Dopo di Noi Emilio Rota, incalzando su questi temi l’assessore regionale al welfare della Regione Puglia Rosa Barone. L’assessore ha dedicato un impegno quotidiano a favore delle persone con disabilità che si è concretizzato soprattutto nel rinnovo dell’assegno di cura per i gradi gravissimi. Il consigliere il giornale Marco Galante, componente della Commissione Regionale Sanità,
ha rivendicato una strategia inclusiva sull’autismo. Era presente anche il sindaco di Ginosa Vito Parisi che ha illustrato alcune linee di intervento nelle singole realtà.
La disabilità è sempre. E’ una sfida quotidiana, da affrontare attimo per attimo. Le famiglie non devono essere lasciate sole.
Da Bari arriva un urlo.
Chi lo ascolterà?
Come vive una persona con disabilità a Ginosa? Per evitare che la giornata mondiale per le persone con disabilità, che ricorre proprio sabato 3 dicembre, rimanga un rito stanco, con domande senza risposta, questa è la prima questione che dobbiamo porci. Di per sé il paese, con la sua strutturazione e orografia, non è certo un luogo per gente in carrozzina. Prima di tutto ci sono le salite e le discese che per un soggetto con handicap sono delle vere e proprie gimkane che mettono a durissima prova sia i telai che gli ammortizzatori delle sedie a rotelle, oltre a sottoporre ad uno sforzo immane chi le conduce. Questo problema si pone anche per i passeggini per bambini e per le persone anziane, per non parlare delle buche e del manto stradale dissestato. Adesso l’Amministrazione comunale ha rifatto il manto stradale di via Matteotti, salotto buono di Ginosa. Ma un disabile non può recarsi facilmente in un bar. E’ difficile arrivare ad una farmacia o ad un bancomat. I luoghi di aggregazione si contano sulle dita di una mano e non sono certamente accessibili per le persone con handicap. Un solo bar in tutto il paese è dotato di una pedana mobile. Non parliamo dei negozi, delle pizzerie, dove spesso un disabile non può ne entrare né fare la pipì. Per quanto riguarda gli accessi pubblici e gli uffici al pubblico, siamo messi meglio. I principali punti, tipo il Comune o le poste hanno entrate abilitate e l’ascensore, salvo poi a controllare che siano realmente fruibili. Il problema reale rimane quello delle persone con disabilità quando diventano adulti. Nel percorso scolastico, laddove l’istituzione, anche a Ginosa, cerca di fare il massimo sul fronte dell’inclusione, le persone con disabilità vengono protette e integrate. Ma dopo la scuola, spesso, c’è il buio. Le persone con handicap, a Ginosa come altrove, si vedono relegate in casa, con una vita di relazione ridotta al minimo, tornano a gravare sulle famiglie che si sentono sempre più sole e abbandonate. A questo stato di cose sopperisce, quando può, la rete amicale e di associazioni dedicate, oltre alle molte energie del volontariato. Ma non basta. Per le persone disabili, anche sul nostro territorio, nonostante la Legge 68 del 1999, l’inclusione lavorativa rimane una chimera. In Puglia abbiamo qualcosa come 9 milioni di euro derivanti dalle multe che le imprese hanno pagato pur di non assumere persone disabili in organico. Ma il dramma più grande rimane quello del dopo di noi. Che fine faranno le persone disabili quando i genitori non ci saranno più? Che fine fanno gli uomini e le donne handicappate, anche a Ginosa, quando un loro assistente o caregiver, cade, si fa male e diventa anche solo temporaneamente disabile? La disabilità non è una questione di massimi sistemi, ma una lotta da affrontare nel quotidiano attimo per attimo, che con l’età si aggrava sempre di più. Un disabile invecchia prima degli altri a livello muscolo-scheletrico, e neanche questo aspetto va sottovalutato. Il dramma non è essere disabili, ma diventare tali e sentirsi di peso per il mondo. Ognuno di noi deve fare la sua parte per migliorare la qualità di vita di tutti. Anche noi disabili al di là della rabbia e dell’atteggiamento giustamente rivendicativo, dobbiamo aiutare gli altri ad aiutarci. Solo così la giornata mondiale per la disabilità avrà un senso.
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