Ho letto vari articoli che parlano del caso “ascensore sociale”, secondo vari report l’ascensore sociale si è rotto e non si riesce più a farlo ripartire. A me viene da piangere, non per la situazione che viene sottolineata oggi, ma per chi si è appena accorto di questo problema sociale. Sono anni che la situazione è in stallo, non da oggi e non a causa della crisi del Covid.
È dall’inizio degli anni 2000 che l’ascensore sociale si è arenato, piano piano, anno dopo anno, crisi dopo crisi, noi giovani abbiamo visto le nostre aspettative e il nostro futuro dissolversi sotto la pressione sociale. Sono almeno 20 anni che lo Stato taglia su formazione, politiche giovanili e istruzione. Basta guardare un rapporto Oxfam del 2019 per rendersi conto di come le politiche pubbliche (le poche che si fanno) vadano tutte verso le pensioni e i pensionati. Sostanzialmente dei giovani non si parla mai, sembra che non esistiamo. Oggi un giovane ha meno possibilità di ricchezza rispetto ai suoi genitori nati nella seconda metà del ‘900.
Le disuguaglianze sono aumentate anche grazie alla politica che ha ignorato del tutto le istanze delle nuove generazioni per una promozione più equa e giusta. Già Mosca e Pareto ci spiegavano che le disuguaglianze aumentano all’aumentare dell’interspazio generazionale, che oggi è abissale, troppi pensionati e pochi giovani= un sovraccarico su futuro per colmare il presente. Basta guardare all’ingente debito pubblico che ciascun giovane si ritrova alle proprie spalle, debito pubblico utilizzato dallo Stato per politiche che non vanno nel senso del futuro come investimento, ma in altre politiche. Così si tende a sottostimare l’importanza dei giovani per la società e sovrastimare quella degli anziani. Al di là dell’immobilismo sociale c’è da riscontrare una forte tensione ed una frattura fra chi non possiede nulla e chi possiede molto, questi ultimi sono le classi più agiate, le Élites della società.
La rivoluzione della globalizzazione, la liberalizzazione dei mercati, l’interscambio di merci e di persone non ci hanno reso migliori e non hanno neanche ricucito lo strappo fra ricchi e poveri, anzi lo hanno aumentato. Ma certamente il complice primario del problema “ascensore sociale” è la classe dirigente. Da destra a sinistra, non si è mai fatto niente di concreto per arginare il problema. Oggi chi possiede un titolo di studio e chi ha fatto sacrifici per la sua formazione si trova ad essere costretto a lasciare l’Italia verso un’altra meta. È un dato di fatto.
L’ascensore sociale è guasto, ma non irrimediabile. Per rimetterlo in funzione serve ripensare ai giovani e al loro importante ruolo nella società, ma per farlo bisogna distaccarsi dalla logica clientelare e miope che non li tiene in considerazione. Servono politiche pubbliche più lungimiranti ed investimenti futuri, non mance elettorali e promesse irrealizzabili per raccattare consenso elettorale nel breve termine.
Io ai giovani e alle politiche giovanili ci tengo!
Daniele Schito
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