GINOSA – Secondo l’ultimo rapporto sulle agromafie, reso noto oggi, 16 ottobre 2020 sarebbero 130 mila lavoratori impiegati in nero in agricoltura, vittime del caporalato. La Puglia segue a ruota la Calabria e il Lazio. La piaga non si concentra solo nella provincia di Foggia e nei Ghetti. È molto più vicina di quello che noi pensiamo. Nelle nostre aziende agricole ci sono soprattutto rumeni e africani. Ma anche georgiani e bulgari.
Attorno a questo problema fiorisce anche il mercato nero delle abitazioni. Chi parla di invasione, magari fitta sottobanco una catapecchia a 10 persone. Il mercato nero del lavoro favorisce episodi di microcriminalità e guerra per bande.
Le forze dell’ordine fanno quello che possono è anche di più. Ma spesso sono costrette a dichiarare carenze di organico e di mezzi.
Non esiste un’invasione, non ti tratta di essere buonisti, ma di guardare il problema con competenza e cognizione. A microfoni spenti, molti imprenditori, confessano di essere operati di tasse e che senza l’apporto degli extracomunitari l’agricoltura sarebbe costretto a fermarsi. Inutile cercare giustificazioni bisogna far emergere il sommerso e renderlo legale. Come? Le leggi ci sono, bisogna convincersi che applicarle, conviene anche alle imprese.
Michele Pacciano
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