Come tutte le località che si affacciano sul Mediterraneo, Marina di Ginosa ha conservato e coltivato nel cuore l’anima transeunte di un eterno varo e di un contunuo approdo, provvisoriamente stabile e stabilmente provvisorio, come le barche che scendono a mare.
Niente ha identificato questo dolce spirito vagante, di accoglienza e ripartenza, che si trasfonde nei luoghi e nella gente, meglio della Torre del Faro, che ormai da troppi anni, come tanti altri punti di segnalamento, sparsi per l’Italia spenti negli anni 50, subito prima o agli albori di un boom economico, che qui è decollato solo a tratti, non dà più luce ai naviganti.
Al di là e oltre la vena di tristezza di non averlo visto mai brillare, sapendo di non poterci opporre allo scorrere del tempo e della tecnica, di cui forse anche il faro è stato vittima sacrificale e inconsapevole, chiediamo a tutti voi di ricostruire la storia di questo monumento identitario del nostro spirito di comunità migrante, che getta il cuore sempre oltre un nuovo ostacolo, per guardare ogni volta un nuovo orizzonte.
La gente di mare, gli uomini e le donne che qui sono approdati, sono un po’ apolidi per vocazione e noi crediamo che si possa ritrovare la nostra anima navigante, proprio attraverso il faro.
Sappiamo che la struttura è attualmente proprietà privata, tuttavia lanciamo comunque una proposta: perché non bamdire un concorso di idee, coinvolgendo giovani talenti, architetti ed ingegneri del territorio, per pensare una possibile ristrutturazione in senso simbolico e culturale della torre?
I fondi europei non sono la panacea di tutti i mali e nemmeno il pozzo di San Patrizio, ma se possibile, perché non presentare un progetto? Forse qualcuno ci ho già pensato. Ma rifletterci ancora non sarebbe male. (mip)
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